lunedì 29 agosto 2011

Recensione: Hunger Games - Suzanne Collins

Titolo: Hunger Games
Autrice: Suzanne Collins
Prezzo: 17,00€
Dati: 2009,376p.,rilegato
Editore: Mondadori (collana I Grandi)

Trama:
Quando Katniss urla "Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!" sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. È il giorno dell'estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell'Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l'audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela. Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta. Nella sua squadra c'è anche Peeta, un ragazzo gentile che però non ha la stoffa per farcela. Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss. Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c'è spazio per l'amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.

L'autrice:

Suzanne Collins è una nota autrice statunitense. La prima ispirazione per questo libro le è venuta dal mito del Labirinto del Minotauro, ma l'idea è si è fatta strada nella sua mente mentre faceva zapping tra le immagini dei reality show e quelle della guerra vera. Vive nel Connecticut con la sua famiglia e due gatti selvatici.


Recensione:
Essendo partito per una settimana ho dovuto a lungo rimandare la stesura di questa recensione, cosa che mi ha dato non poco fastidio finché non mi sono deciso a scriverla su un foglio, da cui poi l'ho ricopiata al mio ritorno. 
Perciò eccoci qui.
Il mio incontro con Hunger Games è stato del tutto casuale, frutto di una - non prevista - capatina in libreria con l'intenzione di non comprare nulla. Ovviamente il mio piano è miseramente fallito. 
Il caso ha infatti voluto che scavando tra uno scaffale e l'altro mi cadesse in testa questo volume di cui, stranamente, non mi ha attirato tanto la cover quanto gli estasiati commenti stampati sul resto copertina e lasciati da rinomati nomi della letteratura moderna come Licia Troisi, Stephenie Meyer e - rullo di tamburi - Stephen King. 
Credo sia stato proprio il parere di quest' ultimo a farmi metter mano al portafogli - sempre molto povero, poverino - e, a fine lettura,  mi è sembrato l'unico che riuscisse a descrivere il punto forte  dell'intero romanzo con due parole spicciole.


"Da assuefazione"

Ed è ciò che ho pensato io stesso sin da subito: la Collins riesce infatti ad orchestrare una trama che rapisce già dalle prime pagine, senza lunghi e noiosi preamboli, modellando un romanzo, come dice appunto il caro vecchio King, totalmente assuefacente.

Una storia che ha inizio nella nazione di Panem, fondata sulle ceneri del Nord America dopo una catastrofe che ha sconvolto il mondo intero, divisa in dodici distretti, posti sotto il dispotico e tirannico comando di Capitol City a cui devono eterna fedeltà. 
Solo una volta, settantaquattro anni fa, i distretti provarono a ribellarsi scatenando una guerra che portò alla loro stessa sconfitta, alla distruzione totale del Distretto 13 e alla decisione di Capitol City di istituire gli Hunger Games, un reality show che ogni anno va in onda su tutte le tv nazionali dove ventiquattro concorrenti sono costretti a massacrarsi l'un l'altro.
Un solo vincitore.
Ventitrè morti.
Nessuna possibilità di scampo.
Katniss Everdeen lo sa bene, lei appartiene al distretto 12, specializzato nell'estrazione del carbone dalle miniere, il più povero di tutti, dove la gente muore ogni giorno di fame o sopraffatta da malattie che, a causa della scarsità di denaro, non può curare. Ma lei è diversa. Sin da piccola, dopo la morte di suo padre a causa di una bomba esplosa in miniera, si è dovuta rimboccare le maniche andando a caccia nei boschi con il suo amico Gale per poter portare del cibo in tavola e sfamare, grazie anche alla sua eccezionale abilità nell'uso dell'arco, la piccola Prim, sorellina minore, e sua madre, caduta, dopo la morte del marito, in una profonda depressione, da cui solo adesso sta pian piano riuscendo a guarire. 

Ma è un giorno speciale per Panem, il giorno dell'estrazione annuale, quando in ogni distretto vengono pescati due nomi a caso, rispettivamente di una ragazza e di un ragazzo non ancora maggiorenni, che andranno a rappresentare il loro distretto nella nuova edizione degli Hunger Games.

Katniss spera davvero di non essere lei il tributo femminile, ma quando dal sorteggio appare il nome della sua amata sorellina, ogni paura e timore svaniscono lasciando il posto al coraggio e all'amore fraterno, che la spingono ad offrirsi volontaria al posto di Prim. 
Ha inizio così la sua avventura con Peeta, il ragazzo prescelto come tributo maschile del loro distretto, figlio di un fornaio, non abituato a usare la violenza e di carattere mite e pacifico: doti che purtroppo nel reality show equivalgono ad una condanna a morte.
Peeta si dimostra sin da subito affabile e gentile verso Katniss, che ricorda di averlo incrociato qualche volta non solo a scuola ma, specialmente, molti anni fa in un momento difficile della sua vita, quando lui, disobbidendo agli ordini della madre e vedendola in cerca di cibo nella spazzatura del forno, le donò qualche pagnotta di pane che le consentì di sfamare se stessa, sua madre e sua sorella per qualche giorno; ma ormai quel momento fa parte del passato e lei vede inutile e impossibile ogni tipo di relazione con Peeta, che una volta nell'Arena sarà solo un nemico, un avversario, un ostacolo verso la vittoria. 
Perchè negli Hunger Games o vinci o muori. E lei deve sopravvivere. Per tornare a casa. Per sua madre. Per suo padre. E perchè l'ha promesso a Prim.
Sa di essere poco preparata, sa di avere poche chance, ma gli anni passati nei boschi a cacciare l'hanno resa forte, furba, resistente, abile a procurarsi del cibo, a utilizzare l'arco, a nascondersi, a difendersi e le hanno insegnato a combattere per raggiungere i propri obiettivi.
Ma vincere è davvero ciò che contà di più? E' giusto essere costretti a rinunciare alla propria vita per la crudeltà dei potenti di Capitol City?
E' giusto rinunciare a se stessi e trasformarsi in macchine da guerra?
Che i settantaquattresimi Hunger Games abbiano inizio!

Avete mai adorato così tanto un libro da desiderare che non finisse mai? Avete mai amato così tanto una storia da immergervici completamente all'interno, estraniando ogni singola traccia del mondo intorno a voi? Avete mai pianto, riso, sofferto con i personaggi di un romanzo tanto da affezionarvici come se fossero vostri amici?
Se siete, come il sottoscritto, appassionati lettori probabilmente tutto questo vi sarà successo svariate volte, ma converrete con me che ogni volta è come la prima, che ogni volta è unica e insostituibile, che ogni volta è una sorpresa e un dolore nel chiudere un libro che tanto avete amato, come una seconda realtà in cui a lungo tempo vi siete immersi, viaggiano per situazioni e luoghi ignoti, fino a quando inevitabilmente non è giunto il momento di tornare alla vostra monotona vita.
Questo è, in primis il motivo per cui amo leggere, ma è anche uno dei motivi per cui ho adorato Hunger Games.
L'immersione nella storia è stata, come ho già accenato sopra, totale sin da subito, oserei dire a trecentossessanta gradi, tanto da farmi rimanere sveglio la notte a costo di poter continuare a leggere. L'autrice mantiene per tutta la narrazione il tempo presente, lasciando che sia la stessa Katniss a raccontarci ogni avvenimento. Uno stile che inizialmente potrebbe sembrare un po' scarno e, passatemi il termine, sfacciato; solo in seguito ho potuto rendermi conto di quanto questo tipo di scrittura si addica all'intera ambientazione e, maggiormente, all'animo e ai sentimenti della protagonista. Le descrizioni non sono mai eccessive o troppo rindondanti, sono anzi inserite strategicamente durante il racconto dei fatti senza dilungarsi, dando all'autrice la possibilità di mostrare ai propri lettori il mondo di Hunger Games ma lasciando comunque spazio al potere dell'immaginazione.
Un modo di scrivere che ha quindi il pregio di amalgamarsi perfettamente alla trama del romanzo favorendone la fluidità. Ma attenzione. Fluidità che non è sinonimo di una trama leggera. Anzi.
Hunger Games non va, a mio parere, classificato tra i soliti Young Adult. Se volete una storiella da quattro soldi a target giovanile pieno di romance allora cambiate libro, se ciò che cercate è molto amore, amore e amore, se odiate anche la più leggera scena di violenza, se volete un libro molto soft, leggero e senza pretese, lasciate perdere questo volume, datelo via, regalatelo, gettatelo nel fuoco. Perchè questo libro, amici miei, è molto di più; questo è un romanzo che NON si fa amare facilmente, un romanzo che potrete adorare alla follia oppure odiare con tutto il cuore, ma vi lascera sempre qualcosa dentro. Giovani o adulti che siate.
La storia che ci viene narrata è una storia dolorosa, difficile da raccontare, distopica eppure drammaticamente reale. E' impressionante quanto la nostra realtà sfiori quella del libro, credo sia stata una rivelazione sconcertante che mi si è fatta strada nella mente man mano che procedevo con la lettura e sono arrivato a capire che, in fondo, credo sia sempre stato questo lo scopo iniziale della Collins: condurre i propri lettori a questa conclusione, accompagnandoli a riflettere su alcune inquietanti verità continuamente sottintese nel romanzo. 
Mi è capitato di leggere un bel po' di narrazioni distopiche, ma mai nessuno è riuscito a farmi avvertire le reali tematiche di sfondo come Hunger Games. Anzi spesso e volentieri gli ideali di libertà e d' individualismo venivano miseramente buttati al vento a causa della parte romance.
Ecco perché, come dicevo appunto prima, non dovrete mai aspettarvi chissà quali momenti d'amore, che vengono spesso messi in secondo piano dalla dura realtà in cui i nostri protagonisti si ritrovano a vivere. E ciò è, a almeno per questa volta, un degno punto a favore. 

Per carità, un po' di sano affetto non manca, anzi, viene perfino ripreso il clichè del triangolo amoroso, ma mai in maniera così marcata da togliere spazio alla crudeltà degli Hunger Games.

Katniss, la dura e fredda Katniss, è uno dei personaggi di carta e inchiostro che io ho amato maggiormente nel corso della mia 'carriera' da lettore. Perché? - mi chiederete. 
Perché l'ho capita, perché l'ho sentita uguale a me, ho capito la sua freddezza, ho varcato la sua dura corazza. Molti potrebbero odiarla per il suo comportamento verso Peeta, per non considerare mai realmente, almeno durante gran parte del romanzo, il suo affetto come qualcosa di più di una semplice amicizia, per arrivare anche a fingere di amarlo, pur di attirare l'attenzione degli sponsor. Ma fermatevi un attimo a pensare a quanto è importante l'amore se si è sempre ad un passo dalla morte, se si ha una sorellina da sfamare e a cui si è promesso di tornare a casa sana e salva, e una madre che ha bisogno di te.
E, nonostante ciò, Katniss alla fine combatte per salvare il suo amico, forse perché lo considera più di un amico, forse perché prova un certo affetto per lui, ma nonostante tutto combatte. Non riesce a sopportare l'idea di vederlo morire e cerca di salvarlo, pur mettendo a repentaglio la sua stessa vita.
C'è amore più forte di questo? E' vero, magari non ci saranno scene di sbaciucchiamenti poetici e struggenti, eppure, per questo primo romanzo di una trilogia, mi è bastato e ho apprezzato e compreso perfettamente la scelta dell'autrice.
Riguardo agli altri personaggi invece mi sono piaciuti tutti, in particolare la simpatica e squittente Effie che è un po' un raggio di sole nella drammaticità della situazione, nonostante certe sue battute che ti fanno cadere il mondo addosso. 
Una nota in particolare va però a Rue, la piccola concorrente del reality show che tanto mi ha fatto commuovere e piangere; me la vedo ancora mentre mostra a Katniss i calzini con cui tenta di scaldarsi la notte. Al solo ripensare alla scena della sua morte mi trasformo in una specie di fontanella impazzita, uno dei migliori momenti dell'intero romanzo.
L'unico a non avermi lasciato molto è invece Gale, che riservo di valutarlo meglio leggendo i prossimi volumi.
Hunger Games è un libro di sangue, che ti apre il cuore e la mente, una storia di odio e di lacrime, di violenza e di morte, di affetto e di dolore.

Consigliato? Assolutamente sì, un romanzo che si riserva subito un' altissima posizione nella classifica dei miei libri preferiti. COMPRATELO, COMPRATELO, COMPRATELO!


Voto:
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3 commenti:

  1. Hunger games è veramente una meraviglia! ** Ho aspettato fino alle sei di mattina per vedere il teaser di 58 secondi in anteprima agli mtv awards! Se penso all'uscita di Mockingjay!!! L'ho già ordinato in inglese ù.ù facciamoci furbi!

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  2. Anch'io ho guardato i VMA in live; anzi, in realtà, alle tre mi sono coricato un po' e ho messo la sveglia alle 5.30 :D

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  3. Anche su questa recensione mi trovo d'accordo su ogni parola.

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