lunedì 27 gennaio 2014

Serializzati: Sherlock, il punto sulla terza stagione.



Paese: UK
Genere:  giallo, drama
Stagioni: 3
Episodi: 9
Durata: 90 min,
Rete: BBC One
Ideatore: Steven Moffat e Mark Grattis

[Stagione 3]
A cura di Diletta Crudeli

Brillante. 
E qua potremmo chiudere la recensione, salutarci e farci montare un altro po' di sano hype per la prossima stagione. Perché è quello, insieme all'esaltazione e alla piacevolezza ormai ben orchestrata in battute al vetriolo e a delitti apparentemente insolubili, che Sherlock anche questa volta ci ha dato. La terza stagione della serie targata BBC dove i meravigliosi Benedict Cumberbatch e Martin Freeman impersonano la più nota coppia di risolutori del crimine non ha fallito neanche stavolta, dopo un'attesa di ben due anni. Due anni dove, tecnicamente, Sherlock era morto, John si rotolava nel lutto e nella rabbia, un gruppo di fan aspettava il suo ritorno (non solo quelli del canone, ma anche i fan della serie). 
Ovviamente Sherlock torna con tutta la naturalezza e la tipica "insensibilità" che gli spetta nel primo episodio di questa stagione, costruito appunto intorno al suo ritorno e allo shock di John, alla sorpresa di tutti quanti, ai cambiamenti avvenuti. E ovviamente insieme alla prima azione del nuovo villain. Sherlock torna brillante, irritante, intraprendente ma già leggermente più umano, cambiato dopo un volo che (non sapremo mai come veramente) non lo ha ucciso. Di fatto il cambiamento in un essere leggermente più umano da sociopatico iperattivo ai massimi livelli sembra un ingrediente base di questa terza stagione, e la cosa si traduce in alcuni misteri ben deducibili (vedi quello del primo episodio) e in una leggerezza che si insinua in alcuni campi prima molto più crudelmente farciti dell'insensibilità del Detective di Baker Street. La cosa traspare anche nel fanservice che è annodato a doppio, forse triplo filo, con la trama della puntata, scusa il dover riportare Sherlock a Londra e tutto ciò che ne deriva e che comporta (vedi i fan citati prima, che partoriscono teorie omoerotiche degne di Tumblr). 
Il secondo episodio, che solitamente è l'anello debole di ogni stagione, appare quasi più ricco del precedente, forse perché ormai Sherlock è rientrato in pista, e non si perde tempo nella reintroduzione del personaggio, nell'ammiccare al pubblico autocompiacendosi di essersi fatti attendere per ben due anni. Di fatto l'intrigo criminale è molto meglio orchestrato e torna agli intrecci deduttivi e alla complessità delle passate stagioni, con una piccola nota al villain per altro, CAM. Infatti per quanto sia dedicata molta parte all'aspetto emotivo e sicuramente più umano di Sherlock la puntata si erge clamorosamente sul pubblico, dandogli sì quello che si deve dare (siamo a un matrimonio) ma anche mettendo le basi, anzi, costruendo già con bei ritocchi il drama che deve essere. E questo raggiunge l'apice della magnificizzazione nel terzo episodio, apoteosi di Sherlock, del suo effettivo "Last vow" della puntata precedente, cosa che lo rende umano, ma, ovviamente terribile. Terribile quanto Magnussen, meno psicopatico di Moriarty forse, ma sicuramente perverso quanto basta, viscido più che a sufficienza per essere per Sherlock un essere davvero disgustoso e meritevole di azioni incontrollate. L'episodio è una corsa ma allo stesso tempo un soffermarsi in ogni angolo a spiare e ad angosciarsi. Lasciandoci di nuovo nell'esclamazione di volerne di più. 
Trama orizzontale e verticale in questa stagione, sono state, a mio parere, meglio gestite che nelle precedenti. Il fatto che molti abbiano storto il naso di fronte all'umanizzazione di Sherlock è in realtà per me una magnifica fonte di spunti che aggiungono e ampliano la portata drammatica oltre che la comicità ironica della serie. Il ritorno di Sherlock promuove una serie di azioni, di flashback, di considerazioni interne alla serie stessa che forse sì, abbassano il tono drammatico ogni tanto, ma allo stesso tempo lo rendono nuovo. Sono del
parere che ci saremmo lamentati molto di più se dopo Moriarty, se dopo una presunta morte non fosse successo niente, e saremmo tornati a risolvere crimini con pungente brio e basta. Altro punto a favore della trama orizzontale è l'introduzione del personaggio di Mary Morstan, dedotta fino alla punta dei capelli da Sherlock (come sempre, vedete che è ancora Sherlock?) nella prima puntata, con quel "Liar" che ci accompagna per tutta la stagione, brillante davvero, degna del posto che occupa. E poi appunto Magnussen, in ombra, ma allo stesso tempo ovunque. Per questo, almeno secondo me, la  terza stagione mantiene alto il nome della serie grazie ai suoi punti forti. Sherlock, brillante, più umano, è vero, ma questo non compromette niente. Solo nella prima puntata appunto la cosa sembra traballare un po', ma quello è dovuto più che altro a un fanservice piuttosto pretenzioso, come ho già detto. Altro punto forte è il cast, con i nuovi introdotti (come non citare Bill Wiggins), Mycroft ovviamente, e su tutti John che in questa stagione è semplicemente meraviglioso, plauso alla recitazione di Freeman. Un uomo nuovo, o meglio la sua ormai presa cosciente di essere umano dipendente dal pericolo, attivo in questo senso, ancora passivo nel senso che altro non è che il "punto di pressione" di Sherlock. 
L'intreccio consistente che ormai caratterizza la serie, la rende davvero portatrice sana di dipendenza, punto forte che però in questa terza stagione è incappato in qualche metamorfosi in punto debole, vista l'ovvietà del primo episodio e la risoluzione abbastanza repentina del caso Magnussen, che vien da chiedersi che fretta avevano Moffat e Gatiss mentre sceneggiavano. Ma alla fine io approvo, se non si fosse capito, e per me Sherlock rimane la serie che non si presta a critiche e che non pecca, e se lo fa è solo per acquistare una magnificenza maggiore. Degne di nota sono sicuramente il "Mind Palace" (ragazzi il Mind Palace è unico), la scena di Sherlock ubriaco (Am I the current King of England?), gli interventi di Mycroft ("You saw, but you did not observe!"), quei momenti di fanservice e autocitazionismo che non vogliono saltarti in braccio dicendoti "Guardami, guardami!". 
E giustamente Sherlock e John, che, per quanto siano incastonati in una stagione più emotiva delle precedenti regalano allo spettatore tutto il meglio possibile. E, per sminuire la presunta "entrata in società" del Detective voglio ricordare la sua uscita di scena alla fine della seconda puntata. 
Quindi, che dire, bastava definire tutto quanto brillante come ho detto. Ed esasperante visto l'apparente ritorno del "Consulting Criminal".  Quindi? Un nuovo hype?

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3 commenti:

  1. Bellissimo 'punto', sono d'accordissimo su tutto! Stagione molto più "emotiva" e "umana", ma dopo due anni (sia per noi che per loro) a parer mio è una scelta azzeccatissima, anzi forse l'unica possibile! :)

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  2. Ottimo punto della situazione! Per fortuna non ho dovuto attendere molto per la terza stagione: avendo scoperto da pochissimo Sherlock, ho visto le tre stagioni praticamente una in fila all'altra. Che meraviglia *.*
    Non c'è nulla che mi abbia deluso.
    Aspetto la prossima con ansia :P

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  3. Aw, bellissima collaborazione!
    Concordo praticamente con tutto: ho letto critiche davvero assurde su questa stagione, fatte dalle stesse persone che accusavano Moffat di non dedicarsi abbastanza all'introspezione dei personaggi. Beh, secondo me lui e Gatiss hanno fatto davvero un buon lavoro e ho amato l'inserimento delle teorie dei fans. Davvero ho riso da sola come una cretina.
    Speriamo solo che stessero mentendo e che non ci toccherà davvero aspettare fino al 2016 per avere una quarta stagione D:

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