mercoledì 19 giugno 2013

Neil Gaiman: uomo, scrittore, sogno, miraggio.


A cura di Federica Frezza
Le storie di Neil Gaiman hanno sempre un elemento in comune: superare i limiti. 
Limiti tra vita e morte, realtà e sogno, maschio e femmina, umani e divinità.
La forma che queste storie assumono però si rifiuta di essere confinata ad un genere o una categoria (fumetto, libro illustrato, poesia, novella, romanzo).
Ho scoperto Neil Gaiman un pomeriggio dei miei quattordici anni. Ero malata. Un amico arrivò a casa mia con assortiti generi di conforto, tra cui The High Cost Of Living.
Ancora non conoscevo Sandman, l'opera a fumetti tramite la quale Neil Gaiman ha raggiunto la fama nell'arco degli anni '90, ma fu amore a prima vista.
Sandman è un fumetto, ormai (felicemente) concluso che si espande su 10 volumi rilegati (75 spillati) e numerosi spin-off, grazie alla struttura immensa della storia che racconta: il mondo è non tanto governato, quanto sovrastato ed occasionalmente visitato dagli Endless, esseri che non sono esattamente divinità, non proprio concetti, non creature soprannaturali. Sono qualcosa che attraversa tutte queste definizioni e chissà quante altre; insieme i sette Endless compongono una bizzarra famiglia disfunzionale. 
Il fratello più grande è Destiny, che a volte vaga nell'immenso giardino che circonda la sua dimora. Il giardino ha una caratteristica principale: quando guardi di fronte a te ci sono mille sentieri, alle tue spalle soltanto uno. Destiny è ammanettato ad un enorme tomo, che consulta raramente.
Poi c'è Death (protagonista di High cost of living, tra l'altro), colei che, ironicamente, è capace di sollevare gli animi di tutti, umani o Endless che siano. 
Dream, il signore dei sogni, Sandman, Morfeo.
Destruction, che completando la propria natura ha abbandonato persino il proprio regno.
I gemelli, Desire e Despair.
Ed infine la piccola Delight, che prima dell'inizio dello story-arc di Sandman impazzisce e diventa Delirium.
Gli Endless fondamentalmente vivono ciascuno nel proprio regno, ma neanche loro sono mai stati particolarmente attenti a rispettare i confini: possono mettersi in contatto tra di loro attraverso la Gallery (mi è sempre piaciuto pensare che The Gallery dei Muse ne sia la perfetta colonna sonora), che contiene i simboli degli altri fratelli, visitano occasionalmente il mondo degli uomini ed oltre ad occuparsi della propria sfera di influenza definiscono anche i loro opposti: Death termina le esistenze, ma sa anche iniziarle. Destruction ama i passatempi creativi, Dream può influenzare la realtà.
Il fatto che Sandman sia sempre stato disegnato da tante matite diverse ha aiutato molto, io credo, questa visione temporanea dei personaggi, come per un diamante multisfaccettato, di cui sia visibile una sola angolazione per volta.
Quando Sandman è finito non lo nascondo, è stato uno shock. Non perchè non me lo aspettassi, era notizia diffusa, ma la certezza di vedere un così ampio universo chiudersi fu doloroso.
C'è una famosa frase di Death - forse la preferita dai più - che dice “Quando il primo essere vivente fu creato, io c'ero, in attesa. Quando l'ultimo essere vivente morirà il mio incarico sarà giunto al termine. Metterò le sedie sui tavoli, spegnerò le luci e chiuderò a chiave la porta dell'Universo prima di andarmene.”
È una frase che, se ci pensi, ha un che di rassicurante.
Qualcosa che perdura, quando le luci dell'Universo si siano spente.
È questo eccezionale senso di ETERNO, di endless, che Sandman è riuscito a creare, il che rende anche la sua storia infinita per i suoi lettori. È davvero una storia che non ti lascia mai e non solo perché rileggerla regala sempre sorprese, ma perché è stata capace di infiltrarsi nelle piccole pieghe del quotidiano dove spesso ti capita di ritrovarla, lungo la vita di ogni giorno.
Dopo Sandman tutto è stato diverso. Non solo per me, ma specialmente per Neil Gaiman.
Era già stato poliedrico prima, prima della fama, prima di Morfeo, prima delle Parche, (prima e durante, ad onor del vero) e giustamente è tornato ad esserlo dopo.
Intorno a lui si era andato creando uno squadrone di personalità eccellenti, non solo colleghi scribacchini, ma artisti di ogni sorta (si arriva anche a Miyazaki, Charlie Vess, Craig Russell, fra tutti il grande amico Dave McKean, illustratore, fotografo e genio, autore di tutte le copertine di Sandman), che hanno reso possibili molte delle avventure a seguire: Stardust, uno dei casi di “non giudicare un libro dal suo film”, Neverwhere, Mirrormask, American Gods.
È con questo titanico romanzo che a mio parere Neil Gaiman ha fatto il passo successivo, dimostrando di essere in grado di placcare e dare forma nuova a qualunque genere di mitologia.
Credo che nemmeno Neil in persona sia molto bravo a mantenerne una stabile, di forma.
L'unico elemento che gli ho visto mantenere costante negli anni è il colore del suo guardaroba, tutto il resto è fluido, vivace, traboccante di nuove visioni.
Ho incontrato Neil Gaiman tre volte.
La prima, ad un Lucca Comics, credo nel 1997. All'epoca non avevo idea di come fosse fatto Neil Gaiman, perché tutte le foto che avevo visto erano quelle in terza di copertina ai volumi, spesso modificate e scarabocchiate da McKean. Ma era impossibile non capire che fosse lui, a passeggio nell'area mensa della fiera (all'epoca non era sparpagliata per la città, come la preferisco oggi). Ho una foto con lui, un disegnino nel volume Le Eumenidi fatto in uniposca dorato e un ciondolo che gli piacque e volle tenere in mano. No, nonostante la tentazione sia forte non è in una teca in vuoto pneumatico.
La seconda, alla presentazione a Bologna di Coraline. In quell'occasione successero due cose che non dimenticherò mai: qualcuno gli chiese “Qual è il consiglio più importante che daresti ad un aspirante scrittore?” e lui rispose “Finisci qualcosa”. Se fossi il tipo da tatuaggio mi tatuerei questo, in grandi caratteri gotici sul costato. La seconda, mi feci autografare da lui Don't Panic, la guida alla Guida Galattica scritta da lui nel 1988. Con una stilografica caricata ad inchiostro color seppia cancellò il don't e aggiunse now dopo panic. Lo guardavo scrivere e pensavo “Questo è Neil Gaiman che ti dice panic now, addio sanità mentale”.
La terza volta che l'ho incontrato era qui a Londra qualche mese fa, in occasione di una mostra di Amanda Palmer a.k.a. Mrs Gaiman e la session che abbiamo registrato con lei per Gin In Teacups.
Neil era sempre lo stesso, ma non proprio. Sempre vestito di nero, ma con qualcosa di diverso.
Non so se sia merito/colpa del fatto che Mr Gaiman per me è come Zeus, Odino, L'origineDiTutteLeCose, ma quando ho la fortuna di incontrarlo c'è sempre un'aura di epifania in quello che dice.
Il suo guscio esteriore cambia impercettibilmente, come se fosse soltanto un'idea che mantiene una forma solo marginalmente, mentre sotto un fiume in piena di creatività rimodella la materia senza sosta. Non voglio far caso al fatto che probabilmente è soltanto il risultato di un uomo che invecchia. Neil Gaiman per me non è un uomo, è un portale.
Neil Gaiman ha evocato personaggi, luoghi, idee e storie che per me esistono più di tanti elementi sensibili della mia esistenza.
Questa è la ragione per cui Neil Gaiman uomo non mi interessa. Per cui a volte vorrei che condividesse meno della sua vita di tutti i giorni su Tumblr. Per cui non voglio leggere le risposte, a volte un po' piccate, alle domande dei fans che inevitabilmente si ripetono da vent'anni.
Quindi cos'è Neil Gaiman per me?
È un miraggio, è un'apparizione, un ideale.
È quell'orizzonte che si allontana di un passo ogni volta che tu fai un passo, di due passi ogni volta che ne fai due.
Raggiungerlo è indifferente, il punto è camminare.


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11 commenti:

  1. non ho mai avuto nè il piacere di leggere un'opera di Gaiman, sebbene la voglia sia tanta, nè l'occasione di vederlo dal vivo ..ma capisco cosa intendi quando dici che ogni volta per te attorno a lui c'è qualcosa di misterioso e fantastico: mi capita con la Stiefvater.
    sicuramente leggerò Sandman un giorno o l'altro, grazie per queste pillole e per il consiglio:)

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    1. Ti faccio le mie condoglianze per Sandman: l'ultima ristampa italiana è bellissima ma costosissima. E in giro si trova solo quella.

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  2. Sono estremamente invidiosa, incontrare Gaiman è un po' uno dei miei sogni. Anche se probabilmente finirei a tartagliargli cavolatissime. Una parte di me è convinta di essere stata partorita dalla sua penna, il che non è sano... tra l'altro intendo tatuarmi un bottone per Coraline e forse qualcosa per Delirio.
    Io Gaiman lo adoro. Le sue storie, la sua voce, i suoi personaggi. E' il creatore del mondo in cui voglio entrare.
    Dannato geniaccio.

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    1. Mi state facendo venir voglia di rapinare una banca e comprare tutti i volumi di Sandman in un colpo solo.
      A dire la verità io sono convinto di essere uscito dalla mente di Tim Burton, ma devo dire che Gaiman sarebbe una valida alternativa.

      PS: ricevere un commento da LaLeggivendola è sempre un onore! :)

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    2. Perché Sandman è un capolavoro assoluto. Idem per buona parte della bibligrafia Gaimaniana... e credo che Gaiman e Burton siano stati partoriti dalle stesse fantasiose viscere infernali ò_ò

      (Non mi si dica così, ci tengo al mio status di blogger cialtrona T^T)

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  3. Non sono riuscita a leggere Sandman. La storia mi affascinava, ma la “lungaggine” mi dissuase dal continuare a comprarlo e vendetti i due volumi che avevo (sì, potete insultarmi…ma in cambio presi un Nausicaa della Valle del Vento, mi pare).
    Ho le altre sue creature e sullo scaffale dell’estate ho uno “Stardust” che olezza ancora di ristampa.
    Strepitoso.

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    1. Bè, dai, per Nausicaa ti perdoniamo.
      Anch'io devo ancora leggere Stardust, ho visto solo il film.

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  4. Per chi vuole recuperare Sandman senza spendere un patrimonio per la ristampa italiana della Lion, suggerisco i volumi in lingua originale (ordinabili anche su amazon italia). E' un inglese abbastanza accessibile :)

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    1. Sì, ci stavo giusto pensando anch'io.

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    2. Del resto ho appena visto uno splendido box set con tutti i dieci volumi.

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