Questo è un post molto speciale, oh yeha. Non so se ne avete avuto notizia, ma è da pochi giorni disponibile in libreria (precisamente dal 23 Marzo) il nuovo libro dell'emergente autrice italiana Anna Giraldo. Il nome del romanzo è '436' e sia la trama che la copertina mi hanno incuriosito dal primo istante. ma cosa ancor più spettacolare la storia è autoconclusiva e di genere fantastico (non fantasy!) ma che prevede, secondo quanto detto dall'autrice, altri due romanzi successivi, uno dei quali già concluso e in fase di pubblicazione dal titolo Thunder + Lightning.
Così girovagando su internet ho scoperto che l'autrice ha un account Facebook e, dopo vari ripensamentei, l'ho contattata chiedendole se voleva o meno rilasciare un intervista per il mio nuovo blog. E' ha subito accettatto, cosa che mi ha davvero stupito, dimostrano una bontà e dolcezza d'animo impareggiabili.
Perciò per prima cosa vi lascerò alcune utili informazioni sul romanzo, in modo da poterne valutare l'eventuale acquisto e dopo via con la prima intervista del blog dal quale potrete capire molto di più sull'autrice e sul romanzo stesso (motivo per il quale non ho voluto spendere io troppe parole sul manoscritto, lasciando a lei stessa l'arduo compito) !
Titolo: 436
Autrice: Anna Giraldo
Prezzo: 16,90 €
Dati: 2011, 480p.,brossura
Editore: Casini
È inequivocabile, gli appartengo.
So che dovrei temerlo, so che dovrei scappare, e invece sono sua.
Anima e corpo, perdutamente sua.
Trama:
Cosa ci fa un giaguaro in carne e ossa nel cuore di Londra? Cosa sono tutte quelle reminiscenze di un passato remoto? E le visioni sanguinose che perseguitano Redlie, diciassettenne venuta dall'Italia, ospite a Londra della sua squinternata zia Daisy? Da quando è arrivata tutti continuano a dirle che la sua luce è abbagliante, ma lei non sa cosa significhi. Né sa perché l'ossuto e grigio David la perseguiti in maniera così spietata e violenta. Né sa che lo splendido e tenebroso giovane dalle abitudini e dai comportamenti misteriosi sarà il grande amore della sua vita, ma anche la sua maledizione. Una battaglia all'ultimo sangue attende Redlie. È la battaglia per il suo amore, per i suoi amici, per la sua vita.
L'autrice:
Anna Giraldo è una lettrice “seriale”, ama viaggiare e adora i felini. Non è mai riuscita a tenere i piedi ancorati alla solida terra per più di cinque minuti consecutivi. Tempo addietro, la cosa la preoccupava molto: si impegnava quotidianamente in veri e propri esercizi di serietà. Una noia mortale. Ma, un giorno, la passione per la scrittura l’ha travolta. Da allora si diverte a intrecciare la realtà con le sue storie fantastiche, a cercare nuovi varchi attraverso i quali affacciarsi al mondo. Adesso affronta questo suo viaggio anomalo e non si annoia più. QUESTO è il suo profilo FB!
Un piccolo estratto:
"Ho un sogno ricorrente. La notte è splendida. Scintillante. Tutt'intorno edifici lussuosi, insegne multicolori, gente elegante. Respiro l’aria frizzante, un effluvio indescrivibile mi avvolge. Nel sogno, so esattamente dove mi trovo. Il mio vestito di seta rossa scivola sul mio corpo. Qualcuno mi cinge il fianco. La sua stretta è ardente, è ciò che ho sempre desiderato per me. La sua mano accarezza il mio vestito, provocando una sensazione languida sulla mia pelle.Nel sogno, so esattamente di chi si tratta. Il nostro passo è veloce e deciso, siamo giovani e siamo bellissimi. E io sono felice. Poi mi sveglio e non c’è più nulla. Né un nome, né un viso, né un luogo familiare. Solo beatitudine. "
QUI potete leggere il primo capitolo!
Ed ora è arrivato il momento dell'intervista!
L: Ciao Anna, innanzitutto grazie per aver accettato di rilasciare questa intervista sul mio blog. Ne sono davvero contento, è sempre divertente conoscere nuovi scrittori.
A: Ciao Leo, grazie a te per l’interesse che stai dimostrando.
L: Quando organizzo questo genere di cose mi piace sempre chiedere agli intervistati di svuotare per un po’ la loro mente e immaginare un posto qualsiasi, il vostro posto ideale dove poter parlare in tranquillità. Perciò fallo anche tu e inizia a parlarci un po’ di te. Che persona sei nella tua vita privata? Quali sono i tuoi gusti?
L: Quando organizzo questo genere di cose mi piace sempre chiedere agli intervistati di svuotare per un po’ la loro mente e immaginare un posto qualsiasi, il vostro posto ideale dove poter parlare in tranquillità. Perciò fallo anche tu e inizia a parlarci un po’ di te. Che persona sei nella tua vita privata? Quali sono i tuoi gusti?
A: Voglio iniziare raccontandoti il posto che immaginerò per questa nostra intervista. Ci troviamo alla Feniglia, una spiaggia al limitare della pineta adiacente a Porto Ercole sull’Argentario. A fine marzo la spiaggia è ancora deserta e il sole, oggi, sta conducendo una strenua lotta per riuscire a far capolino dalle nuvole nere. Abbiamo camminato sulla battigia stringendoci ognuno nella sua giacca per proteggerci dal vento forte e ora facciamo ritorno alla radura tra gli alberi dove la colonia di gatti randagi sta uscendo furtivamente a svuotare le ciotole di cibo lasciate dai volontari.
Ok, ora posso rispondere alla tua prima domanda. Sono sempre stata una sognatrice travestita da “persona seria”, ero bravissima a fingere e nessuno si accorgeva, tranne forse mia madre, quando mi assentavo dalla realtà per inseguire i miei miraggi.
Amo i gatti, i viaggi e penso di potermi definire una buongustaia… tutte cose che ho già detto in altre interviste. Ho detto anche che amo stare a contatto con le persone e sono una chiacchierona.
Cosa posso aggiungere? Che sono una disordinata patologica eppure ho anche un’insana smania per l’archiviazione. Mi piace circondarmi di oggetti freak, possibilmente luccicanti e inutili. Adoro i libri, già come oggetti di per sé, indipendentemente dal loro contenuto.
L: Da quanto tempo coltivi la passione per la scrittura, è una cosa che hai sin dall’infanzia?
A: La passione per il sogno a occhi aperti è nata con me, ma ci sono voluti moltissimi anni perché io capissi che essa poteva concretizzarsi nella scrittura. Non pensavo che le mie trame e i miei personaggi fossero degni di essere raccontati, ho sempre cercato di nasconderli, persino di dimenticarli. Loro sono stati molto più forti di me, sono sopravvissuti alle mie angherie e un giorno, nel maggio del 2008, finalmente sono riusciti a prendere il sopravvento. In quel momento ho cominciato a scrivere.
Ok, ora posso rispondere alla tua prima domanda. Sono sempre stata una sognatrice travestita da “persona seria”, ero bravissima a fingere e nessuno si accorgeva, tranne forse mia madre, quando mi assentavo dalla realtà per inseguire i miei miraggi.
Amo i gatti, i viaggi e penso di potermi definire una buongustaia… tutte cose che ho già detto in altre interviste. Ho detto anche che amo stare a contatto con le persone e sono una chiacchierona.
Cosa posso aggiungere? Che sono una disordinata patologica eppure ho anche un’insana smania per l’archiviazione. Mi piace circondarmi di oggetti freak, possibilmente luccicanti e inutili. Adoro i libri, già come oggetti di per sé, indipendentemente dal loro contenuto.
L: Da quanto tempo coltivi la passione per la scrittura, è una cosa che hai sin dall’infanzia?
A: La passione per il sogno a occhi aperti è nata con me, ma ci sono voluti moltissimi anni perché io capissi che essa poteva concretizzarsi nella scrittura. Non pensavo che le mie trame e i miei personaggi fossero degni di essere raccontati, ho sempre cercato di nasconderli, persino di dimenticarli. Loro sono stati molto più forti di me, sono sopravvissuti alle mie angherie e un giorno, nel maggio del 2008, finalmente sono riusciti a prendere il sopravvento. In quel momento ho cominciato a scrivere.
L: So che oltre ad essere scrittrice sei anche un'appassionata lettrice. Se dovessi stilare una classifica dei tuoi cinque libri preferiti quali sceglieresti? Per quale genere sei più propensa andando in libreria?
A: Te li scrivo di getto:
Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez e tutta la saga di Macondo.
L’Aleph di Jorge Luis Borges.
Il libro del riso e dell’oblio di Milan Kundera e, sempre dello stesso autore, L’immortalità.
Candido di Voltaire.
Skellig di David Almond… anche Il grande gioco e L’uomo che mangiava il fuoco.
La cerimonia del massaggio di Alan Bennet.
Ops! Sono già molto più di cinque.
Come si nota dalla mia classifica, non ho un genere preferito. Rifuggo la letteratura troppo realista, in linea di massima. Preferisco il fantastico, il grottesco, l’inventato. La lettura, come il cinema, il teatro, la scrittura, sono le mie porte virtuali di accesso a mondi paralleli.
A: Te li scrivo di getto:
Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez e tutta la saga di Macondo.
L’Aleph di Jorge Luis Borges.
Il libro del riso e dell’oblio di Milan Kundera e, sempre dello stesso autore, L’immortalità.
Candido di Voltaire.
Skellig di David Almond… anche Il grande gioco e L’uomo che mangiava il fuoco.
La cerimonia del massaggio di Alan Bennet.
Ops! Sono già molto più di cinque.
Come si nota dalla mia classifica, non ho un genere preferito. Rifuggo la letteratura troppo realista, in linea di massima. Preferisco il fantastico, il grottesco, l’inventato. La lettura, come il cinema, il teatro, la scrittura, sono le mie porte virtuali di accesso a mondi paralleli.
L: Cosa pensi del fenomeno urban-fantasy degli ultimi due anni causato dall’uscita di Twilight?
A: Ho letto Twilight, New Moon ed Eclipse in meno di una settimana, quando li ho scoperti. All’inizio ne sono rimasta affascinata per poi prenderne le distanze forse a causa di Breaking Dawn, che ho letto in inglese per non attendere l’uscita italiana per rimanerne profondamente delusa. Devo dire che successivamente non ho letto molto nel genere: a parte Melissa Marr, che mi è piaciuta, ho letto qualche titolo praticamente a caso, ma devo dire che non mi sono appassionata molto.
Mi piace ambientare le mie storie nelle città e nel presente, mi piace intrecciare situazioni verosimili con storie fantastiche, mi piace scrivere d’amore. Credo che tutto ciò, in qualche modo, mi renda una scrittrice urban-fantasy anche se purtroppo non sono molto esperta del genere.
Mi piace ambientare le mie storie nelle città e nel presente, mi piace intrecciare situazioni verosimili con storie fantastiche, mi piace scrivere d’amore. Credo che tutto ciò, in qualche modo, mi renda una scrittrice urban-fantasy anche se purtroppo non sono molto esperta del genere.
L: Quante storie diverse hai abbozzato prima di arrivare a scrivere 436? Hai provato anche altre volte a pubblicare qualche tuo romanzo?
A: 436 è il mio romanzo d’esordio e non avevo mai nemmeno pensato lontanamente di pubblicare altro in precedenza.
La gestazione di 436 è stata veloce quanto complicata. Sono partita con poche idee, solo qualche suggestione. Ancora non conoscevo l’esatta natura di alcuni personaggi e come avrei svolto l’intreccio. In realtà non credevo nemmeno di portare a termine il romanzo.
Il vero e proprio cambio di rotta c’è stato il giorno in cui ho creato il file “trama.doc”, che ho appena ritrovato qui nel mio portatile, nella cartellina dei file provvisori di 436. In quel file ho delineato per la prima volta il contenuto dei capitoli e tratteggiato i personaggi. Eppure devo dire che tutti gli elementi dell’intreccio di 436 si sono incastrati perfettamente man mano che lo scrivevo fino a portarmi in maniera quasi naturale al finale.
Mi ricordo esattamente quando ho deciso il finale di 436: era il pomeriggio del 5 agosto 2008 e stavo passeggiando da sola nel centro di Bologna in direzione della libreria Feltrinelli International.
La gestazione di 436 è stata veloce quanto complicata. Sono partita con poche idee, solo qualche suggestione. Ancora non conoscevo l’esatta natura di alcuni personaggi e come avrei svolto l’intreccio. In realtà non credevo nemmeno di portare a termine il romanzo.
Il vero e proprio cambio di rotta c’è stato il giorno in cui ho creato il file “trama.doc”, che ho appena ritrovato qui nel mio portatile, nella cartellina dei file provvisori di 436. In quel file ho delineato per la prima volta il contenuto dei capitoli e tratteggiato i personaggi. Eppure devo dire che tutti gli elementi dell’intreccio di 436 si sono incastrati perfettamente man mano che lo scrivevo fino a portarmi in maniera quasi naturale al finale.
Mi ricordo esattamente quando ho deciso il finale di 436: era il pomeriggio del 5 agosto 2008 e stavo passeggiando da sola nel centro di Bologna in direzione della libreria Feltrinelli International.
L: Hai tenuto segreta la tua lavorazione ad un romanzo vero e proprio o c’era qualcuno ha sostenerti? Quanto ha giocato in questa storia la tua famiglia?
A: Ho rivelato alla mia famiglia che stavo scrivendo un romanzo solo quando mi mancava l’ultimo capitolo. Prima di allora ne era al corrente solo la mia migliore amica, Barbara.
Quindi in realtà la mia famiglia non ha giocato nessun ruolo nella stesura di 436, se non quello del rispetto del “silenzio” nel quale mi ero chiusa ormai da mesi perché ero concentrata solo sulla scrittura.
Eppure, una volta superato lo sgomento iniziale (L’Anna ha scritto un libro? Ma di cosa? D’informatica?), mia madre ha letto tra i primi il manoscritto, si è congratulata con me e mi ha detto – Credi in ciò che fai e vai avanti -. E’ anche grazie a lei se oggi 436 è un libro.
L: Qual è stata la tua prima reazione quando hai scoperto che la casa editrice Casini aveva accettato di pubblicare 436? (Io mi sarei messo ad urlare per la gioia per almeno due giorni di fila)A: Mi è arrivata una bozza di contratto via mail al lavoro. Erano quasi le 18.00 fortunatamente e comunque non sarei riuscita a continuare a lavorare. Ho stampato il contratto e l’ho letto, poi mi sono detta, non conoscendo ancora bene Casini: - Ci dev’essere la fregatura… -. Eppure per quanto rileggessi non la trovavo.
Sono sincera, non sono portata a fare i salti di gioia, non li ho fatti nemmeno quando ho avuto tra le mani per la prima volta 436. In me l’emozione è qualcosa di profondo e spesso imprevedibile, decisamente asincrono rispetto agli eventi.
Ieri, leggendo la recensione di una lettrice mi sono detta: - Ti rendi conto che la storia di Redlie adesso può essere letta da chiunque lo desideri? -. In effetti ancora non riesco a crederci.
Sono sincera, non sono portata a fare i salti di gioia, non li ho fatti nemmeno quando ho avuto tra le mani per la prima volta 436. In me l’emozione è qualcosa di profondo e spesso imprevedibile, decisamente asincrono rispetto agli eventi.
Ieri, leggendo la recensione di una lettrice mi sono detta: - Ti rendi conto che la storia di Redlie adesso può essere letta da chiunque lo desideri? -. In effetti ancora non riesco a crederci.
L: C’è qualche persona in particolare che ti ha supportato e accompagnato durante questo percorso e che vorresti ringraziare?
A: Vorrei dire un grazie speciale ad Anna Maria Bondavalli e Laila Baraldi, con le quali ho fatto amicizia anche in virtù della comune passione per i libri. Anna e Laila sono lettrici fenomenali e devo ammettere che quando si sono offerte di leggere 436 ancora in bozza, ho temuto il loro giudizio negativo. Il loro gradimento mi ha dato l’energia giusta proprio quando trovare una casa editrice sembrava una “mission impossible”. Non finirò mai di ringraziarle per questo.
Però c’è anche il mitico Paul Carter che ha fatto una revisione approfondita di tutti i testi in inglese contenuti nel romanzo e poi c’è la mia simpaticissima e paziente editor, Sara Deodati. Ma come faccio a non citare Barbara Becchi, Elena Bettelli, Michela Santagata, Laura e Cristina Papagathonikou, Elena Ongari, le mie prime lettrici? E ci sono molte altre persone elencate in due pagine di ringraziamenti in fondo a 436. Sono tutti coloro che mi hanno dato fiducia da subito, hanno letto i miei manoscritti, mi hanno dato consigli di ogni tipo e dimostrato entusiasmo per ciò che facevo. 436 c’è grazie a loro.
A: Vorrei dire un grazie speciale ad Anna Maria Bondavalli e Laila Baraldi, con le quali ho fatto amicizia anche in virtù della comune passione per i libri. Anna e Laila sono lettrici fenomenali e devo ammettere che quando si sono offerte di leggere 436 ancora in bozza, ho temuto il loro giudizio negativo. Il loro gradimento mi ha dato l’energia giusta proprio quando trovare una casa editrice sembrava una “mission impossible”. Non finirò mai di ringraziarle per questo.
Però c’è anche il mitico Paul Carter che ha fatto una revisione approfondita di tutti i testi in inglese contenuti nel romanzo e poi c’è la mia simpaticissima e paziente editor, Sara Deodati. Ma come faccio a non citare Barbara Becchi, Elena Bettelli, Michela Santagata, Laura e Cristina Papagathonikou, Elena Ongari, le mie prime lettrici? E ci sono molte altre persone elencate in due pagine di ringraziamenti in fondo a 436. Sono tutti coloro che mi hanno dato fiducia da subito, hanno letto i miei manoscritti, mi hanno dato consigli di ogni tipo e dimostrato entusiasmo per ciò che facevo. 436 c’è grazie a loro.
L: Il tuo è un romanzo fantasy ma che già dalla trama si distacca molto dallo stereotipo del genere. Parlacene un po’. Come si è delineata nella tua mente la storia e quanto tempo ci hai lavorato prima di considerarlo pronto alla pubblicazione? Perché spesso dici che ‘è un fantasy ma solo in parte’?
A: “436 è un romanzo di genere fantastico, non fantasy”. Questo è l’”incipit” della sinossi che ho inviato agli editori…
Pur contenendo molti elementi del fantasy, a partire dalla ragazzina bistrattata dai genitori, io credo, e spero, di aver inserito nel narrato di 436 alcuni elementi di originalità. Se dovessi definire 436 in poche parole lo definirei: “Blood sugar sex magik” ispirandomi alla canzone dei Red Hot Chili Peppers sia per il ritmo e l’aggressività del pezzo, sia per il significato delle parole del titolo. Sanguinoso e tenebroso per certi aspetti, zuccheroso e tenero per altri, con un pizzico di sensualità e tanta magia.
La revisione di 436 non è mai stata veramente una questione di intreccio, quanto di limatura e di sfumatura. La stesura iniziale conteneva la stessa storia ma soffocava il lettore di citazioni, metafore e ridondanze oltre a fare un uso smodato di avverbi. Ho lasciato “decantare” le bozze per circa sei mesi, non l’ho fatto a ragion veduta, sono sincera, ma stavo scrivendo Thunder + Lightning e non avevo tempo di rileggere 436. Quando ho ripreso in mano il primo romanzo, forte dei consigli di chi l’aveva letto, mi sono resa conto di tante cose che non andavano e, per altri sei mesi circa, ho fatto revisioni.
L: Quando scrivi c’è qualcosa che ti ispira particolarmente? I tuoi personaggi sono nati da persone reali o inventati di sana pianta?
A: Ci sono suggestioni che inseguo mentre scrivo. Un quadro, una canzone, la scena di un film, le parole di libro. Tutto questo e nulla in particolare.
Sono disordinata di natura e anche i miei personaggi lo sono. Non seguo una regola per costruirli: alcuni sono inventati, altri ispirati a persone reali, altri sono un mix di elementi fantastici e caratteristiche riconducibili a chi mi sta (o mi è stato) intorno. Credo però di conoscere la misura per capire se un personaggio è pronto per entrare in una storia: se lo amo, se suscita in me un’emozione, allora è giunto il suo momento.
L: C’è qualche personaggio del tuo libro a cui sei particolarmente affezionata? A: Tutti! Anche se Redlie, in particolare, è la mia figlia di carta e d’inchiostro.
L: La storia si svolge per buona parte a Londra vero? Perché hai preferito andare oltremare invece di scegliere paesaggi più italiani?
A: Ho superato solo la Manica, in effetti…
Scherzi a parte. Londra è nella mia pelle dalla prima volta che vi sono stata. Quella città, per ciò che mi riguarda, è ricca di esperienze che mi hanno fatto crescere e diventare una persona migliore. Alla luce delle recenti uscite editoriali, Londra potrebbe essere una bella trovata commerciale, eppure in cuor mio so che soltanto da lì sarei potuta partire per affrontare l’affascinante viaggio che è la stesura di un romanzo.
Nonostante ciò, tengo molto ai luoghi e alle ambientazioni in cui vivo da sempre. Thunder + Lightning è ambientato per metà nelle nebbie padane e si rifà alla storia di Mantova, la mia città.
L: Quale stile preferisci adoperare nei tuoi scritti? Sei più una da descrizioni accurate o lasci più spazio alla fantasia del lettore?
A: Descrivo i personaggi in maniera abbastanza accurata, ma lascio al lettore la libertà di percepirne il carattere attraverso le espressioni, i gesti, i comportamenti. In generale preferisco i dialoghi e l’azione.
Scrivendo in prima persona, per quanto riguarda le ambientazioni, mi comporto come se io stessa fossi presente e scopro oggetti e scenari spostandomi virtualmente negli spazi che creo. Spesso mi diverto a muovere i miei personaggi al buio, togliendo loro il senso della vista, in questo modo spero di creare una narrazione “emozionale” e dare al lettore il senso della profondità degli ambienti della mia storia.
L: Scommetto che già molti fan ti scrivono per farti i complimenti. Come stai gestendo il rapporto con i lettori? Le critiche sono state sempre buone o no?
A: Come ho scritto anche in altre interviste ho molto piacere di conoscere i miei lettori attraverso la mia pagina di facebook.
Per ora le critiche ricevute, non molte in realtà, sono state positive e ringrazio di cuore tutti coloro che hanno speso le loro belle parole per me.
Mi aspetto di ricevere anche commenti negativi. Mi arrabbierò e pesterò i piedi, per poi ragionarci e cercare di migliorare proprio in base a essi.
L: Cosa dobbiamo aspettarci da te per il futuro? Vuoi continuare a scrivere o hai altri progetti? C’è qualche altro libro a cui stai pensando?A: Certo che voglio continuare a scrivere! Non si guarisce mai da questa malattia.
Da un po’ sto pensando a un’altra protagonista femminile, Eli, e alla sua storia di mare. Ho già alcuni capitoli di questo romanzo dal titolo provvisorio “Meet you on the other side”, in cui l’elemento realistico è forse più spiccato di quanto non lo sia in 436, ma ci sarà anche un po’ di fantasia, non posso esimermi da questo.
Poi ci sono i dintorni di 436: Thunder + Lightning, già scritto e in perenne revisione, una serie di racconti che vorrei arricchire via via e anche un terzo libro, solo abbozzato per ora.
Poi sto curando un’antologia digitale di autori mantovani, che contiene tra le altre una bellissima sezione di racconti fantastici tra i quali il mio “Giulio”, ambientato a Palazzo Te a Mantova.
L: Da esordiente che consiglio daresti ai neo-scrittori?
A: Non pubblicate a pagamento, amate ciò che scrivete, credeteci sempre e non mollate mai!
L: Purtroppo cara Anna, con mio grande dispiacere, dobbiamo concludere qui. Spero di poter avere ancora il piacere di parlare con te, sei una persona gentilissima e davvero dolce. Grazie ancora e tanti auguri per il tuo futuro!
A: Grazie a te Leo, anch’io sono molto felice di aver fatto questa bella chiacchierata con te.
Un abbraccio virtuale da parte di Redlie e me.L: La cosa che mi ha sorpreso del tuo romanzo è che non è, se non erro, una trilogia, o peggio, una saga! Come mai questa, a mio parere ottima, scelta? L’intera trama è completamente conclusiva?A: 436 è autoconclusivo. Non volevo assolutamente che il lettore si sentisse costretto a leggere un altro libro per sapere come si conclude la storia.
Tuttavia, dopo 436, c’erano ancora moltissime cose da dire riguardo a quella storia. Così ho scritto un sequel dal titolo Thunder + Lightning, una serie di racconti che vedono come protagonisti i personaggi secondari di 436 e vorrei scrivere anche un terzo romanzo sempre intorno alle vicende di 436. Detto questo, ho il desiderio che tutti i miei scritti siano godibili anche separatamente.
A: “436 è un romanzo di genere fantastico, non fantasy”. Questo è l’”incipit” della sinossi che ho inviato agli editori…
Pur contenendo molti elementi del fantasy, a partire dalla ragazzina bistrattata dai genitori, io credo, e spero, di aver inserito nel narrato di 436 alcuni elementi di originalità. Se dovessi definire 436 in poche parole lo definirei: “Blood sugar sex magik” ispirandomi alla canzone dei Red Hot Chili Peppers sia per il ritmo e l’aggressività del pezzo, sia per il significato delle parole del titolo. Sanguinoso e tenebroso per certi aspetti, zuccheroso e tenero per altri, con un pizzico di sensualità e tanta magia.
La revisione di 436 non è mai stata veramente una questione di intreccio, quanto di limatura e di sfumatura. La stesura iniziale conteneva la stessa storia ma soffocava il lettore di citazioni, metafore e ridondanze oltre a fare un uso smodato di avverbi. Ho lasciato “decantare” le bozze per circa sei mesi, non l’ho fatto a ragion veduta, sono sincera, ma stavo scrivendo Thunder + Lightning e non avevo tempo di rileggere 436. Quando ho ripreso in mano il primo romanzo, forte dei consigli di chi l’aveva letto, mi sono resa conto di tante cose che non andavano e, per altri sei mesi circa, ho fatto revisioni.
L: Quando scrivi c’è qualcosa che ti ispira particolarmente? I tuoi personaggi sono nati da persone reali o inventati di sana pianta?
A: Ci sono suggestioni che inseguo mentre scrivo. Un quadro, una canzone, la scena di un film, le parole di libro. Tutto questo e nulla in particolare.
Sono disordinata di natura e anche i miei personaggi lo sono. Non seguo una regola per costruirli: alcuni sono inventati, altri ispirati a persone reali, altri sono un mix di elementi fantastici e caratteristiche riconducibili a chi mi sta (o mi è stato) intorno. Credo però di conoscere la misura per capire se un personaggio è pronto per entrare in una storia: se lo amo, se suscita in me un’emozione, allora è giunto il suo momento.
L: C’è qualche personaggio del tuo libro a cui sei particolarmente affezionata? A: Tutti! Anche se Redlie, in particolare, è la mia figlia di carta e d’inchiostro.
L: La storia si svolge per buona parte a Londra vero? Perché hai preferito andare oltremare invece di scegliere paesaggi più italiani?
A: Ho superato solo la Manica, in effetti…
Scherzi a parte. Londra è nella mia pelle dalla prima volta che vi sono stata. Quella città, per ciò che mi riguarda, è ricca di esperienze che mi hanno fatto crescere e diventare una persona migliore. Alla luce delle recenti uscite editoriali, Londra potrebbe essere una bella trovata commerciale, eppure in cuor mio so che soltanto da lì sarei potuta partire per affrontare l’affascinante viaggio che è la stesura di un romanzo.
Nonostante ciò, tengo molto ai luoghi e alle ambientazioni in cui vivo da sempre. Thunder + Lightning è ambientato per metà nelle nebbie padane e si rifà alla storia di Mantova, la mia città.
L: Quale stile preferisci adoperare nei tuoi scritti? Sei più una da descrizioni accurate o lasci più spazio alla fantasia del lettore?
A: Descrivo i personaggi in maniera abbastanza accurata, ma lascio al lettore la libertà di percepirne il carattere attraverso le espressioni, i gesti, i comportamenti. In generale preferisco i dialoghi e l’azione.
Scrivendo in prima persona, per quanto riguarda le ambientazioni, mi comporto come se io stessa fossi presente e scopro oggetti e scenari spostandomi virtualmente negli spazi che creo. Spesso mi diverto a muovere i miei personaggi al buio, togliendo loro il senso della vista, in questo modo spero di creare una narrazione “emozionale” e dare al lettore il senso della profondità degli ambienti della mia storia.
L: Scommetto che già molti fan ti scrivono per farti i complimenti. Come stai gestendo il rapporto con i lettori? Le critiche sono state sempre buone o no?
A: Come ho scritto anche in altre interviste ho molto piacere di conoscere i miei lettori attraverso la mia pagina di facebook.
Per ora le critiche ricevute, non molte in realtà, sono state positive e ringrazio di cuore tutti coloro che hanno speso le loro belle parole per me.
Mi aspetto di ricevere anche commenti negativi. Mi arrabbierò e pesterò i piedi, per poi ragionarci e cercare di migliorare proprio in base a essi.
L: Cosa dobbiamo aspettarci da te per il futuro? Vuoi continuare a scrivere o hai altri progetti? C’è qualche altro libro a cui stai pensando?A: Certo che voglio continuare a scrivere! Non si guarisce mai da questa malattia.
Da un po’ sto pensando a un’altra protagonista femminile, Eli, e alla sua storia di mare. Ho già alcuni capitoli di questo romanzo dal titolo provvisorio “Meet you on the other side”, in cui l’elemento realistico è forse più spiccato di quanto non lo sia in 436, ma ci sarà anche un po’ di fantasia, non posso esimermi da questo.
Poi ci sono i dintorni di 436: Thunder + Lightning, già scritto e in perenne revisione, una serie di racconti che vorrei arricchire via via e anche un terzo libro, solo abbozzato per ora.
Poi sto curando un’antologia digitale di autori mantovani, che contiene tra le altre una bellissima sezione di racconti fantastici tra i quali il mio “Giulio”, ambientato a Palazzo Te a Mantova.
L: Da esordiente che consiglio daresti ai neo-scrittori?
A: Non pubblicate a pagamento, amate ciò che scrivete, credeteci sempre e non mollate mai!
L: Purtroppo cara Anna, con mio grande dispiacere, dobbiamo concludere qui. Spero di poter avere ancora il piacere di parlare con te, sei una persona gentilissima e davvero dolce. Grazie ancora e tanti auguri per il tuo futuro!
A: Grazie a te Leo, anch’io sono molto felice di aver fatto questa bella chiacchierata con te.
Un abbraccio virtuale da parte di Redlie e me.L: La cosa che mi ha sorpreso del tuo romanzo è che non è, se non erro, una trilogia, o peggio, una saga! Come mai questa, a mio parere ottima, scelta? L’intera trama è completamente conclusiva?A: 436 è autoconclusivo. Non volevo assolutamente che il lettore si sentisse costretto a leggere un altro libro per sapere come si conclude la storia.
Tuttavia, dopo 436, c’erano ancora moltissime cose da dire riguardo a quella storia. Così ho scritto un sequel dal titolo Thunder + Lightning, una serie di racconti che vedono come protagonisti i personaggi secondari di 436 e vorrei scrivere anche un terzo romanzo sempre intorno alle vicende di 436. Detto questo, ho il desiderio che tutti i miei scritti siano godibili anche separatamente.
Allora come sono andato con questa mia prima intervista? Gentilissima Anna vero? E' davvero una persona squisita :D
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