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martedì 10 dicembre 2013

Autori che incantano la critica: alcuni dei romanzi più interessanti della letteratura d'oltreoceano del 2013.

La letteratura d'oltreoceano è innegabilmente un terreno molto fertile per la nascita di nuove e talentuose penne, specialmente se si parla di letteratura americana. In particolare per quest'ultimo caso non si tratta solo di esordi alla “mordi e fuggi”, ma di autori che riescono ad affermarsi e divenire nomi riconosciuti dai lettori e dalla critica, basti vedere casi come quello di Jonathan Franzen, Jennifer Egan, Elizabeth Strout, Richard Cunningham, Aimee Bender o, tra gli ultimi arrivati, J. R. Moheringer.
Ogni anno l’editoria mondiale sforna un numero impressionante di pubblicazioni, ma spesso ci si ricorda fin troppo delle mode virali e passeggere e si finisce per dare meno rilevanza a chi merita davvero. Per questo motivo voglio offrirvi una breve panoramica su alcuni degli ultimi romanzi più interessanti d’oltreoceano: ovviamente spero che gli editori italiani li traducano tutti il prima possibile. Per la mia ricerca mi sono affidato alle recensioni del New York Times e di qualche altro giornale autorevole, nonché ai principali premi letterari e alle loro nomine. Personalmente, ho preferito concentrarmi più sulle opere di autori meno conosciuti nel Vecchio Continente, anche se il 2013 ha portato in libreria anche alcune grandi conferme come gli ultimi romanzi di Dave Eggers, Joyce Carol Oates e Thomas Pynchon.

Uno dei titoli più accattivanti di tutti è sicuramente The Luminaries di Eleanor Catton, che grazie a questo suo secondo romanzo è divenuta la più giovane vincitrice del Man Booker Prize. Si tratta sicuramente di un libro complesso e non solo per la mole di ottocento pagine e passa, ma specialmente per i misteri, gli intrighi, i fraintendimenti, le cospirazioni e la miriade di personaggi minuziosamente caratterizzati che ruotano ad una storia d’amore ambientata in Nuova Zelanda intorno al 1866. La lettura di questo libro non sembra affatto una sfida per chiunque, ma a quanto pare le incredibili doti narrative dell’autrice neozelandese valgono assolutamente almeno una prova. Arriverà in Italia nel 2014 per Fandango.

Vincitore del National Book Award è invece The Good Lord Bird di James McBride. Questa volta siamo nel Kansas e seguiamo le vicende di uno schiavo liberato che si intrecciano a quelle dell’abolizionista John Brown. James McBride sembra rievocare perfettamente la Storia con una scrittura fresca e magistrale, personaggi indimenticabili e, secondo il New York Times, evoca gioia pura ad ogni pagina come un moderno Mark Twain. In Italia di James McBride è arrivato per Rizzoli sia Miracolo A Sant’Anna e Il colore dell’acqua ma nessuno dei due ha ricevuto il successo ottenuto in patria e sono tutt’ora di difficile reperibilità. Speriamo in meglio per questa sua ultima fatica.

Altro grande romanzo americano dell’ultimo anno  di cui è impossibile non parlare è il ritorno di Donna Tartt, autrice già conosciuta in Italia specialmente per quello che sembra essere il suo primo capolavoro, Dio di Illusioni. La sua ultima fatica si intitola The Goldfinch, lodata dallo stesso Stephen King come “una rarità che arriva una mezza dozzina di volte per decennio, un romanzo scritto elegantemente che si connette con il cuore e con la mente”.  The Goldfinch, inserito dalla redazione del The New York Times tra i dieci migliori romanzi dell’anno, è la storia di un ragazzo newyorkese che al giorno d’oggi si definirebbe “complicato”, Theo Decker, e del modo in cui la sua vita cambia quando si imbatte in un quadro che lo segnerà profondamente. Esce in Italia in primavera per Rizzoli con il titolo Il cardellino.

Se siete su Goodreads sarete sicuramente inciampati almeno una volta in Life after Life di Kate Atkinson, anche questo inserito tra i dieci migliori libri del 2013 secondo il NYT. Si parla di vita dopo la morte, letteralmente: nata nel 1920, la protagonista, Ursula Todd, continua a morire e a tornare in vita in una delle varie direzioni che la sua vita avrebbe potuto prendere, il tutto durante le disastrose vicende del secolo breve, il capitolo più mostruoso della storia umana. Riuscirà Ursula a salvare il mondo dal suo inevitabile destino? O meglio, sceglierà di farlo oppure no? E soprattutto, come si fa a resistere ad una trama del genere? I diritti di questo romanzo sono stati acquistati da un editore italiano e immagino si tratti di Einaudi, che ha pubblicato le opere precedenti di questa autrice inglese.


Tell the wolwes I’m home è l’unico titolo fino ad ora che non può vantare alcun premio di particolare importanza né una menzione del NYT. Poco male, perché questo romanzo di Carol Rifka Brunt ha comunque vinto l'Alex Award, premio che viene dato ai romanzi per adulti che riescono a cogliere le sensibilità YA (mi sembra un premio un po' assurdo, non trovate?) ed è stato nominato tra i migliori romanzi dell’anno da testate valide come il The Wall Street Journal, O: The Oprah Magazine e il Kirkus Reviews. Si tratta di un romanzo di amore, malattia e speranza, capace di trattare degnamente due tematiche a me molto care, l’AIDS e l’omosessualità, incastonate in una storia ambientata nell’America perbenista degli anni ’80, quando parlare di argomenti come questi era ancora considerato un tabù. La protagonista, la quattordicenne June Elbus, è sempre stata convinta di essere il centro del mondo di suo zio Finn, almeno fino alla sua morte. June si ritroverà, però, a fare i conti con il più grande segreto di suo zio, il vecchio amore per l’uomo che è stato anche la causa della malattia che lo ha ucciso e di cui nessuno sembra voler parlare.  Fortunatamente la Piemme ne ha già acquistato i diritti e lo pubblicherà a Gennaio con il titolo Promettimi che ci sarai. Speriamo non passi inosservato.


Come sapete, il 2013 è stato anche l’anno in cui mi sono avvicinato al genere del racconto e ho scoperto di adorarlo. A Guide to be born di Ramona Ausubel è stata una delle raccolte più accreditate di quest’anno tanto da essere inserita tra i libri più degni di nota del 2013 dal NYT. Ciò che ritengo davvero interessante è che si tratta di short stories organizzate attraverso gli stadi della vita: amore, concepimento, gestazione, nascita. Basta leggere la quarta di copertina per capire che si tratta di racconto piuttosto bizzarri, non a caso la Ausubel è stata paragonata ad altre autrici come Aimee Bender e Karen Russel. Insomma, se non si fosse capito, mi incuriosisce parecchio. Un romanzo di questa autrice, Il sole ci verrà a cercare, è già stato portato giusto quest’anno in Italia da Garzanti, quindi non ci resta che sperare.

Un’altra cosa che ho scoperto di amare durante quest’ultimo anno da lettore sono le saghe famigliari, forse perché  io stesso faccio parte di una famiglia vastissima e di conseguenza sono attratto dallo studiare le dinamiche di certi rapporti. In ogni caso  mi piacciono le saghe famigliari, se sono americane ancora meglio. Ecco perché ho adocchiato tempo fa The end of the point di Elizabeth Graver, scrittrice ancora mai arrivata in Italia. Anche in questo caso siamo nel periodo della seconda Guerra Mondiale, più precisamente nella seconda metà del Novecento, e seguiremo le vicende di tre generazioni della famiglia Porter e del lento disfacimento del loro angolo di sogno americano, quando la spiaggia paradisiaca sulla quale hanno abitato per generazioni vede l’arrivo delle armate statunitensi che nel corso di una stagione cambieranno per sempre il destino dei Porter.  Mi incuriosisce assai e poi anche lui ha il suo bel posto caldo nella classifica dei romanzi più interessanti del NYT.

Potrei continuare con questa carrellata ancora per molto ma dopo questo titolo giuro che smetto altrimenti ne esce fuori un post esagerato. Questa volta si tratta di un’autrice che ha vinto il National Book Award con un suo precedente romanzo, Dopo tutto questo (edito Einaudi), e che è tornata sugli scaffali con questo Someone, libro dalla premessa molto simile a quella che mi fece acquistare Stoner di John Williams, ovvero la vita ordinaria di una donna ordinaria, che noi incontriamo per la prima volta mentre, da bambina, attende il padre che torna da lavoro. In più questo libro ha lo scopo di dimostrarci che siamo tutti sciocchi in un modo o nell’altro e solo per questo meriterebbe di essere letto. E poi ha una bella copertina. Ah, ed è uno dei libri più degni di nota secondo il NYC, ma mi sembrava scontato dirlo.