domenica 7 aprile 2013

Recensione: Il bacio di Jude - Davide Roma


Titolo: Il bacio di Jude
Autore: Davide Roma
Prezzo: 17,90€
Dati: 2013,289p.,rilegato
Editore: Sperling & Kupfer


Se non credi nell'esistenza del male, non hai mai conosciuto me.

Trama:
La vita in un paese piccolo come Twindale, Massachussetts, può essere noiosa. Molto noiosa. Ma Jude Westwick, diciassette anni e un animo ribelle, ha trovato un modo tutto suo per evitare la monotonia della provincia: infrangere ogni regola. Ecco perché si diverte a fumare nel cortile della scuola proprio sotto il cartello "vietato fumare" e a fare a pugni nei corridoi solo per attirare l'attenzione di Emily, la biondina per cui si è preso una cotta colossale. Ed ecco perché il preside ha deciso di punirlo. Costringendo lui, e il suo migliore amico Big Head, a passare il sabato pomeriggio in biblioteca. Jude è furioso. Eppure, quel pomeriggio, la sua vita cambierà per sempre. Infatti, sfogliando i vecchi giornali dell'archivio, s'imbatte nella notizia di un efferato fatto di sangue, consumato quarant'anni prima, proprio nel sotterraneo della casa in cui abita con i genitori. Incuriosito, decide di cercare il passaggio per il sotterraneo e scopre così un segreto terrificante: una stanza chiusa a chiave da sempre, piena di misteriosi volumi vergati a mano. Volumi che parlano di lui. In quella stanza è sepolto l'intero destino di Jude. Un destino spaventoso, oscuro, crudele. Ma il destino è davvero ineluttabile? O c'è un modo per cambiare ciò che è già scritto? Grazie all'amore di Emily, e all'aiuto di Amber, una tormentata ragazza dai capelli rossi come il fuoco, Jude dovrà imparare a conoscere la sua vera natura e a dominarla. Compiendo così la scelta più difficile di tutte...

Autore:
Davide Roma, nato nel 1981, vive tra Roma e Milano. Studia Scienze della Comunicazione, ha frequentato i corsi di scrittura creativa di Raul Montanari e nel 2007 è stato scelto dalla Scuola Holden per partecipare a Esor-dire all'interno della manifestazione Scrittorincittà. È mancino, come tutti i suoi idoli: Steve Jobs, Gordon Ramsey e Franz Kafka. Il bacio di Jude è il suo primo, strepitoso romanzo.

Recensione:
A cura di Marco Locatelli
Per quanto sia paradossale, recensire questo libro mi è difficile, perché mi è piaciuto. Normalmente la recensione di un libro apprezzato viene scritta con piacere e, lasciando perdere libri difficili, con naturalezza.
E soprattutto, si presuppone che i libri piaciuti vengano per forza ricompensati con recensioni e pareri positivi. In questo caso — nel mio caso — Il bacio di Jude ne è l’eccezione.
Non so come io sia riuscito, per settimane, a non vedere i difetti di questo libro. Nonostante me l’aspettassi dal titolo, dalla copertina teen e YA, dal protagonista ribbbelle e dal triangolo amoroso visibile a miglia di distanza, io ho genuinamente apprezzato questo libro. Sarà che ero reduce di un’esperienza di lettura terribile, sarà che avevo voglia di tornare ai miei quattordici anni senza preoccuparmi di inutili tecnicismi, sarà che il prologo mi aveva davvero attirato con premesse a religione e divinità: alla fine, comunque, tutto si è rivelato per ciò che veramente è.
Il bacio di Jude, a detta dell’autore, nasce da un rifiuto, ovvero quello di trovarsi a scrivere qualcosa di banale. Così Davide Roma cerca di evadere dai tòpoi dello Young Adult con l’evidente voglia di mescolare le carte in tavola e offrire al pubblico un prodotto fresco e originale. Per quanto alcuni elementi siano effettivamente nuovi nel panorama YA, come ad esempio il complottismo, su cui torneremo più avanti, il libro fallisce nel suo scopo e si rivela fin troppo semplice e con evidenti stereotipi.
La storia viene raccontata dal punto di vista del cattivo; espediente narrativo interessante, che potrebbe aprire le porte a un sacco di possibilità di sviluppo dei personaggi — se non fosse che la cattivera di Jude equivale a fumare sotto ai cartelli che vietano il fumo e rispondere male agli altri. Nonostante il retro di copertina faccia presupporre che Jude possa essere una persona malvagia e crudele, fino ad un particolare momento all’interno del libro non ci viene data la possibilità di vedere il protagonista come qualcosa di diverso da un tipico ragazzino strafottente e, appunto, semplice ribbbelle senza sfumature.


[…] Si era guardato intorno cercando il volto di Jude, ma l’amico era sgattaiolato fuori attraverso l’uscita di emergenza per fumarsi una canna, come faceva sempre durante l’ora di ginastica, proprio sotto il cartello:
VIETATO FUMARE

Credo sia chiaro dall’inizio che l’autore non voglia farci apprezzare o disprezzare Jude a priori, poiché tenta di inserire una caratterizzazione psicologica apparentemente complessa, cercando di farci empatizzare con il protagonista e al contrario rendendolo insopportabile in certi momenti. Tuttavia questa caratterizzazione non funziona proprio perché mal bilanciata, poiché non basta dare ad un personaggio una duplicità nella propria psicologia per renderlo ambiguo, ma c’è bisogno di azioni e pensieri di spessore che non si limitino a marachelle da liceale o sguardi languidi in presenza di ragazzine.
Jude appare piatto perché costruito, e costruito perché piatto. Se il romanzo nasce dal rifiuto di scrivere qualcosa di banale, il nostro protagonista è un primo passo pessimo.
Anche il resto del cast, però, non brilla. Gli abitanti di Twindale, città americana in cui è ambientato il libro, vengono rappresentati da alcune figure che funzionano da pedine atte ad accompagnare Jude da un punto A al punto B. Il viaggio di Jude può essere definito curioso, e il punto B, certamente, è interessante, ma tali pedine rimangono poco sviluppate.
Abbiamo Big Head, il nerd della situazione: minuto e con gli occhiali. Poi ci sono i due interessi amorosi, Emily e Amber: la prima una normalissima liceale, la seconda una rossa appassionata di magia ed esoterismo. Come contorno ecco Eric, il classico bullo della scuola, e i gemelli Miller, i suoi scagnozzi.
Nessuno di questi personaggi potrebbe venir definito originale, né nella propria essenza, né negli sviluppi. Jude è l’unico a compiere un vero viaggio emotivo, per quanto non brillante, mentre gli altri personaggi rimangono tali e quali dall’inizio del libro alla fine e privi di qualsiasi inventiva, fatta eccezione per un paio di adulti perlomeno interessanti.
Il libro in sé, inoltre, è scritto male. Partiamo da descrizioni che sembrano scritte da un quindicenne in crisi ormonale (“[…] una bionda alla Scarlett Johansson.”) e arriviamo a dialoghi campati per aria senza interruzioni alcune, per giunta poco realistici.  Per non parlare di tutta la punteggiatura utilizzata nel modo sbagliato.
Per quanto il romanzo sia scorrevole e leggero, alla fine al lettore rimane ben poco proprio perché la storia non è caricata di uno stile riconoscibile o di aspettative alcune.
Solo la trama è, a parer mio, ciò rende Il bacio di Jude interessante, e seppur alcune situazioni non siano state sviluppate al meglio, l’idea di base rimane davvero carina: Jude è la reincarnazione di un antico demone, Shaitan, e dovrà decidere se utilizzare i suoi poter per salvare il mondo o distruggerlo.  Chiariamoci: io sono un mythology geek e adoro qualsiasi cosa comprenda demoni, esoterismo e magia, ma in questo caso,  nonostante le strizzate d’occhio ai geek come me, alcune decisioni narrative portano il libro a diventare un prodotto incompleto e mancante di una certa serietà.
Esempio: Jude scopre di essere stato tenuto all'oscuro della sua natura non del tutto umana. Là dove una persona normale si preoccuperebbe e, di fronte a prove ambigue, cercherebbe una risposta immediata mostrando un vero e proprio riscontro emotivo, Jude inizia a fare le ipotesi più stupide che potrebbero venire in mente a un qualsiasi essere umano della sua età: pensa, all'inizio, di avere arti robotici, poi di essere un alieno, poi un ibrido, escludendo possibilità senza alcuna base sensata.


Inserì il dvd nel videoregistratore. Schiacciò PLAY sul telecomando. La stanza era sintonizzata su un silenzio ghiacciato. Regolò l’audio, fruscii in sottofondo. Vide se stesso a nove anni dormire sospeso un metro sopra il letto. Schiacciò pausa, riavvolse alcuni fotogrammi e riguardò, sbigottito, il filmato.
I cyborg non levitano, pensò Jude. Allora non sono un cyborg.

Certo, Jude, certo. I cyborg non levitano, e i vampiri non sbriluccicano. 
Insomma, il nostro protagonista non reagisce agli eventi con la giusta enfasi, e il suo percorso di sviluppo pare totalmente artificioso.
Tutto sommato, Il bacio di Jude tenta di proporre una versione degli adolescenti in e cool, ma fallisce nel centrare il punto: una spruzzatina di teen angst qui, un po' di sesso là (sesso, tra l'altro, inserito senza un reale motivo) e boom, ecco un romanzo Young Adult! Purtroppo non funziona così, sennò la maggior parte dei romanzi YA usciti fino ad ora sarebbero dei capolavori.
La cosa che mi lascia più perplesso, in tutto questo, è proprio il contributo nello YA da autori che di YA hanno ben poco. Possono avere l'entusiasmo e lo spirito di ribellione, ma a conti fatti i personaggi che vengono scritti risultano sempre meccanici, riempiti di quei tòpoi che sembrano venire affibbiati a tutti i teenager nelle serie TV americane.
Aprendo la parentesi delle serie TV americane, voglio fare un piccolo appunto.
"Ho utilizzato la tecnica del crossover, ovvero accostare generi diversi, non necessariamente letterari." dice l'autore in un intervista. "Ad esempio, ho mescolato elementi di un telefilm per adolescenti come può essere Dawson's Creek con le atmosfere dark del romanzo gotico Dracula. La magia del passato con le tecniche narrative moderne."
Ora, Davide, non me ne volere, ma... Joss Whedon ha fatto la stessa identica cosa con Buffy the Vampire Slayer. Nel 1997 (con un'idea risalente al film del 1992). E ha creato un universo totalmente plausibile e realistico, seppur pieno di comedy e sarcasmo, senza mai dimenticarsi del cuore dei protagonisti, ossia gli adolescenti, riempiendoli di paure, passioni, rabbia e credibilità.
E forse sono io a vedere Buffy in qualsiasi cosa, proprio perché ultimamente mi sto guardando tutte le stagioni, ma ci sono alcuni dettagli ne Il bacio di Jude che mi fanno storcere il naso in quanto sembrano presi pari pari dalla suddetta serie televisiva — Sunnydale e Twindale, il Fritz Lang e il Bronze, la biblioteca utilizzata come luogo di ritrovo, e così via. E poi, dai, in entrambe le opere c'è una rossa di capelli appassionata di magia e incantesimi! Ci sono, comunque dei punti positivi in questo libro, come l'integrazione delle suddette tematiche esoteriche e complottistiche, o gli antichi astronauti, ma per quanto tematiche del genere mi facciano fremere e mi invoglino ad acquistare i seguiti — cosa che farò — il libro rimane piatto.
Paradossalmente, però, a me il libro è anche piaciuto. Avevo bisogno di una lettura leggera, che mi facesse passare qualche ora di relax dopo una lettura davvero frustrante.
Il bacio di Jude c'è riuscito. Mi ha intrattenuto, mi ha incuriosito e mi ha rilassato. Con il senno di poi, purtroppo, il libro si è rivelato tutto tranne che memorabile, e non totalmente consigliabile. E me ne dispiaccio.
Letto senza alcuna pretesa, magari in spiaggia, può essere carino. A quattordici anni, senza una totale cultura letteraria, io probabilmente l'avrei adorato — ed è per questo che sono riuscito ad apprezzarlo così tanto durante la prima lettura. Settimane dopo, però, qualsiasi tentativo di farmelo piacere risulta in un sospiro poco convinto, così come il libro stesso. Riesce a intrigarmi abbastanza da continuare a seguire la serie, ma non tanto da farmela consigliare in pubblico.
Davide Roma ha creato un primo capitolo in cui le basi vengono spiegate con chiarezza, ora però abbiamo bisogno della sostanza e mi auguro di vederne nel secondo capitolo della trilogia.

Voto:

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8 commenti:

  1. Mmm... non lo so. Diciamo che questo libro non mi ha mai convinta del tutto... non so perché °-°
    La tua recensione non è niente male, penso che hai chiarito a dovere il tuo punto di vista. Non penso che lo leggerò comunque...

    Un po' mi ha spaventata la cosa che l'autore non voleva fare la solita cosa banale e poi invece non ha fatto niente di originale... perché anche io mi scervello sempre quando scrivo dato che non voglio assolutamente essere prevedibile e voglio allontanarmi dagli stereotipi XD mah... speriamo bene XD

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    1. C'è chi dice che tutto sia già stato scritto e che essere originali è ormai impensabile. A me piace pensarla in un modo un po' più ottimistico e credo che le potenzialità creative della mente umana siano ancora sconfinate. Se non per tematiche, almeno per quanto riguarda tutte le storie che ancora aspettano di essere raccontate..

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  2. Io credo che sia proprio quello il problema degli 'scrittori emergenti'. Dicono di voler scrivere qualcosa di diverso, di non stereotipato, non rendendosi conto che alla fine scrivere 'il contrario dello stereotipo', è pur sempre uno stereotipo.
    La ragazza del liceo ricca e con tremila amici, che però a casa sta male ed è depressa è tanto stereotipata quando quella che è sfigata a scuola però ha una famiglia che le vuole bene, insomma!

    Una bellissima recensione, Marco!
    Sinceramente non è un libro che ho mai pensato di prendere in considerazione 'causa copertina/titolo che, devo ammetterlo, non mi fanno per niente impazzire), e dopo questa recensione son contenta di essere rimasta fedele alle mie intenzioni :)

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    1. Io credo che giudicare un libro dalla titolo o dalla copertina sia frivolo e rischioso per l'acquirente. C'è da dire però che le case editrici dovrebbero smetterla di piazzare titoli e cover tutte fatte a stampino per attirare le "amikette" di Twilight! :D

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    2. Può essere frivolo quanto vuoi, ma la copertina e il titolo fanno il 50% (se non di più) del lavoro complessivo nella vendita di un libro.
      Il compratore 'medio' è attirato dalla copertina, dal titolo intrigante e dagli aspetti prettamente grafici e visivi, prima che dalla trama, quindi si dimostra, alla fine della fiera, una cosa piuttosto importante per chi decide di vendere un libro.
      Io in libreria, quando non ho un titolo già prefissato nella testa da comprare, mi avvicino ai libri che mi attirano esteticamente, come penso tutti facciano.
      Che poi la bellezza di una copertina sia soggettiva, non c'è dubbio.

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    3. ovviamente non compro un libro perchè mi piace la copertina e stop.
      Ma se mi piace la copertina mi avvicino e inizio a leggere la trama, altrimenti non ci arrivo nemmeno alla quarta di copertina.

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    4. Sì, non intendevo demonizzare la componente estetica di un libro, il mio messaggio era più "Giudicare un libro dalla copertina non è giusto, ma, a causa di una cover così banale, io, personalmente, non lo comprerei mai." :)

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  3. Io ho letto il libro e mi è piaciuto moltissimo.Vorrei sapere se c'è un seguito,grazie.

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