Titolo: The Hunt
Autore: Andrew Fukuda
Dati: 2013,336p.,rilegato
Prezzo: 14,90€
Editore: Il Castoro
Trama:
Non sudare. Non ridere. Non attirare l'attenzione. E soprattutto, qualunque cosa succeda, non innamorarti di una di Loro. Gene è diverso da tutti quelli che lo circondano. Non è in grado di correre come un fulmine, la luce del sole non lo ferisce, non ha un insaziabile desiderio di sangue. Gene è umano, e conosce le regole. La verità deve rimanere segreta. È l'unico modo per rimanere vivi in un mondo notturno — un mondo in cui gli umani sono Considerati una prelibatezza e vengono cacciati senza tregua. Quando Gene è fra i prescelti che parteciperanno alla grande Caccia degli ultimi umani sopravvissuti, la sua vita di regole comincia a sgretolarsi — preso fra una ragazza che gli fa sentire cose che non aveva mai provato prima e uno spietato manipolo di cacciatori che sospettano sempre di più la verità sul suo conto. Ora che Gene ha finalmente trovato qualcosa per cui combattere, il suo desiderio di sopravvivere è più forte che mai. Quale tributo sarà costretto a pagare?
L'autore:
Andrew Fukuda è per metà cinese e per metà giapponese. Cresciuto a Hong Kong, vive e lavora a New York.
Il suo primo romanzo, Crossing, è stato fa i triller per ragazzi più apprezzati del 2010.
Con The Hunt inaugura una trilogia mozzafiato pubblicata in dodici paesi.
Recensione:
A cura di Marco Locatelli
The Hunt è un libro che ho tenuto d'occhio per molti mesi prima di prenderlo seriamente in mano. Attirato dalla primissima copertina e confuso dalle recensioni discordanti, ho deciso di leggerlo per capire, effettivamente, di cosa si trattasse. E purtroppo, ne sono rimasto deluso.
Non si tratta di una delusione bruciante, però, di quelle che ti fanno pentire di aver perso del tempo; più che altro, la mia è una delusione sottile e eccessivamente mesta, della quale quasi non vorrei parlare. Perché è questo l'effetto che questo libro ha avuto su di me: una totale apatia.
Partiamo da un presupposto: The Hunt viene pubblicizzato come un erede di Hunger Games.
È sì una mera trovata pubblicitaria, ma il paragone è giustificato, e non in bene. Purtroppo, questo libro porta molte somiglianze con lo spunto che ha dato vita alla famosissima saga di Suzanne Collins, a volte anche troppe. E la cosa che più dà fastidio è che tali somiglianze non sono mai giustificate e non hanno senso di esistere.
Il nostro protagonista, Gene, è uno dei pochissimi umani rimasti sulla terra dopo l'attacco della Gente, esseri assetati di sangue che si nutrono di carne e che prediligono quella umana, con zanne al posto dei denti e unghie affilate. Questi esseri vivono un'esistenza simile alla nostra: la loro società non è variata rispetto a quella in cui vive il lettore, infatti gli adolescenti vanno a scuola, gli adulti lavorano, e tutto ha una parvenza di normalità che non colpisce, non provoca; è l'inizio di qualcosa di piatto che, purtroppo, non avrà picchi.
Gene, logicamente, deve camuffarsi per sopravvivere. Non può permettere che la Gente (vampiri formato Young Adult, insomma) lo scopra, perché diventerebbe cibo. Dunque si depila totalmente, indossa zanne finte, si fa crescere le unghie e reprime ogni singolo comportamento che potrebbe far saltare la sua copertura. Gene non ride, non piange, non si guarda attorno incuriosito, non trema e non si addormenta in pubblico. Lasciando stare il fatto che reprimere gli istinti umani per un diciassettenne dovrebbe essere impossibile, questo è praticamente tutto ciò che otteniamo in quanto a character development. Nemmeno il passato del personaggio (una storia riguardante il padre) riesce a farci affezionare a lui, dunque non solo appare freddo alla sua società, ma anche al lettore.
Il resto è un'accozzaglia di luoghi comuni del genere distopico YA: un'estrazione, un interesse amoroso che casualmente viene estratto assieme al protagonista, una love story che nasce solamente dal trovarsi entrambi in uno stato di isolamento, un governo bugiardo e un gioco spietato. Ed è un peccato che The Hunt si riduca a questo.
Una delle cose che più mi ha colpito di questo libro è stata la totale mancanza di world building. Non sappiamo come il mondo sia stato invaso dalla Gente, da dove siano venuti, come gli umani si siano salvati.
I personaggi sono piatti tanto quanto Gene, a partire dall'interesse amoroso il cui plot twist è possibile intuire all'inizio del libro, passando poi per tutti gli altri vampiri destinati a cacciare assieme al protagonista: continuano a lamentarsi dell'odore di umano non accorgendosi di averne uno a pochi metri di distanza. Per tutto il libro.
E non solo. Questo libro non è un romanzo distopico. Nonostante i cliché presenti, non provoca il lettore, non fa riflettere e non contiene alcun parallelismo con la nostra società. L'autore ha semplicemente deciso di utilizzare un setting pseudo post-apocalittico per raccontare una storia dal sapore urban fantasy che, però, non ha nulla a che fare con la distopia vera e propria.
Non è una colpa, ma una legittima scelta dell'autore. Rimane, però, la scelta sbagliata degli editori americani di proporre il libro come distopico, cosa che non è.
Fukuda ha inserito nel romanzo troppe cose senza riuscire a dare importanza a nessuna di esse. Abbiamo vampiri assetati di sangue, una storia d'amore, un Galà che per i toni ricorda quasi un prom americano, una storia di ribellione appena accennata e dei segreti di stato.
Può piacere? Forse sì, ma solo a chi è davvero appassionato a questo tipo di storie; per il resto, non è un libro che trascende la concezione di genere e non lascia nulla a chi cerca qualcosa di più di una storiella.
Certo, è scritto benino e si lascia leggere davvero velocemente, grazie d uno stile scorrevole e a una traduzione buona, ma tristemente The Hunt è uno di quei libri che contengono il colpo di scena nella sinossi.
Voto:
Il binomio distopia/vampiri, da un lato, mi incuriosiva ma mi dava anche la sensazione di essere nient'altro che una mera manovra commerciale.
RispondiEliminaA questo punto sono contenta di non aver ceduto.
Solo dalla quarta di copertina ho l'impressione che si tratti di una specie di Hunger Games, solo con dei vampiri. Ma, si sa, non giudicare mai un libro dalla copertina e la recensione di Marco mi ha illuminato.
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