Titolo: Ragazze di campagna
Autore: Edna O’Brien
Prezzo: 17,50 €
Pagine: 256, brossura
Editore: Elliot (collana Scatti).
Nuova edizione 2013
Trama
La timida e romantica Caithleen sogna l'amore, mentre la sua
amica Baba, sfrontata e disinibita, è ansiosa di vivere liberamente ogni
esperienza che la vita può regalare a una giovane donna. Quando l'orizzonte del
loro piccolo villaggio, nella cattolicissima campagna irlandese, si fa troppo
angusto, decidono di lasciare il collegio di suore in cui vivono per scappare
nella grande città, in cerca d'amore ed emozioni. Nonostante siano fermamente
decise a sfidare insieme il mondo, le loro vite prenderanno però vie del tutto
inaspettate e ciascuna dovrà imparare a scegliere da sola il proprio destino.
Autore
Edna O’Brien, romanziera, drammaturga e poetessa irlandese,
è nata a Tuamgraney nel 1930
in una famiglia dalle forti radici cattoliche e, come le
protagoniste del suo romanzo d’esordio, ha compiuto i suoi studi presso le suore.
Lasciò l’Irlanda negli anni Cinquanta per trasferirsi a Londra, dove vive
ancora oggi. Considerata la
Gran Dama della letteratura irlandese, nella sua lunga
carriera ha ottenuto i maggiori premi letterari, a partire dal Kingsley Amis
Award per Ragazze di campagna, primo capitolo di una trilogia che
comprende La ragazza sola (Rizzoli, 1963) e Ragazze nella
felicità coniugale (E/O, 1990). È membro onorario dell’American
Academy of Arts and Letters.
Recensione
Correva
l’anno 1960. La giovanissima Edna dà alle stampe il suo primo romanzo, in cui
racconta una storia di stampo autobiografico che descrive con grande maestria
le campagne irlandesi degli anni cinquanta con i suoi tranquilli abitanti, gli
animali da cortile che ti ruzzolano intorno, le lunghe passeggiate tra i campi,
i piccoli negozietti del paese. Ma la bravura della O’Brian viene messa in
ombra (o forse a posteriori, in luce) dalle reazioni che la cattolica Irlanda
ha nello scoprire quanto sia approfondita (e soprattutto esplicita) la
descrizione del tumulto giovanile che contraddistingue l’ingresso nell’età
adulta di questa ragazza, e quello di chissà quante altre come lei.
Quella
di Edna O’Brian è una delle prime voci a guidare i suoi contemporanei tra le
censure imposte ai desideri di una semplice ragazza irlandese. Senza tanti
fronzoli, mette a nudo ogni aspetto della sua vita: le angosce dell’adolescenza,
il richiamo ipnotico della vita di città, il rapporto con l’amore e con la
sessualità. È facile intuire quali sono tra quelli elencati, i temi che la
società dell’epoca non era ancora pronta a veder sbandierare ai quattro venti:
per questo motivo il libro venne bandito e bruciato sul sagrato delle chiese.
Probabilmente, in questo caso più che in altri, è impossibile scindere il
valore letterario di un romanzo dall’epoca di cui è figlio. Oggi, accennare o
parlare esplicitamente di sesso in un libro, non scandalizza più nessuno: ma
nonostante questo, la narrazione della O’Brien rimane da apprezzare per l’incredibile
padronanza nella descrizione che questa autrice dimostrò appena ventenne e,
ovviamente, per i suoi contenuti.
Caithleen:
dolce, affabile, timida ed affettuosa. Potrebbe essere anche definita un po’
ingenua. Affezionata ad una madre proiettata perennemente verso le sue
preoccupazioni, tra le quali hanno un ruolo predominante la tenuta da
amministrare e il marito alcolista e violento. Caithleen è una giovane donna di
un’epoca in cui a quattordici anni si era già tali, proiettata verso un idea di
amore romantico e travagliato, dove il solo sfiorarsi crea sconvolgimenti emotivi
incredibili.
Baba:
tralasciando tutti i possibili modi più eleganti per definire questa ragazza,
credo che l’aggettivo più spontaneo e sincero che le si possa attribuire è antipatica.
Baba è schietta, maliziosa, insofferente verso la vita noiosa di campagna,
figlia di una donna bellissima che vede appassire i suoi giorni seduta allo
sgabello di uno squallido bar, per provare almeno il piacere di farsi ammirare.
Baba è spigliata e rancorosa, egoista quanto basta ma, a modo suo, anche
fragile. È incredibilmente acuta, tanto da capire (forse prima dell’amica) come
vanno le cose nel mondo e soprattutto, che non bisogna farsi troppe illusioni.
Entrambe
anelano in modo diverso la libertà, non solo quella fisica, che le separerà
dalla bellissima quanto asfissiante campagna, ma anche la libertà di godersi la
vita, di passeggiare libere in città sfoggiando ogni tanto un accessorio nuovo,
di andare a ballare la sera, di innamorarsi. Atteggiamenti che un mondo
bigotto, attento alle apparenze più che alla sostanza, non esita ad additare
come scandalosi e riprovevoli.
Ragazze
di campagna è il primo volume della trilogia che esplora la crescita di Baba e
Caithleen: pur essendo consci in partenza
di questa sua caratteristica, non si riesce a dimenticare il modo davvero
brusco con cui si interrompe la narrazione. La vicenda rimane senza una vera
conclusione, neppure una parziale, lasciando il destino delle protagoniste
avvolto nel dubbio e il lettore nella frustrazione.
Quando
mi trovo ad esprimere un giudizio personale su quello che è considerato un
classico della letteratura (e in questo caso, addirittura una pietra miliare
per quella di un intero paese) mi trovo sempre in difficoltà, e la difficoltà
raddoppia se eventualmente mi si chiede se è un romanzo da consigliare oppure
no: inevitabilmente, Ragazze di campagna non può avere oggi l’effetto shock
che ebbe all’epoca della sua prima edizione, dovendo affrontare un pubblico di
lettori incredibilmente diverso. Questo
è, effettivamente, ovvio: ogni romanzo ambientato e fortemente legato all’epoca
della sua stesura, si trova di fronte un pubblico diverso, ma non per questo il
romanzo e il suo autore smettono di lanciare messaggi alle nuove generazioni di
lettori. In questo caso, però, forse a causa proprio dell’inaspettata mancanza
di una conclusione, ci penserei probabilmente due volte prima di consigliarlo
spassionatamente a qualcuno che non è amante della letteratura che, forse
superficialmente, definisco di solito "alla Jane Austen". Sia chiaro: io
la amo e la venero ogni volta che posso, ma mi rendo conto che non tutti la pensano allo stesso modo. Ragazze di campagna è il poetico,
dolce, un po’ malinconico e molto intimo resoconto di alcuni anni della
giovinezza di due donne: non ci sono colpi di scena, ma soltanto una rapida
carrellata di avvenimenti e sentimenti, che hanno come sfondo l’affascinante
campagna irlandese e i salotti dublinesi di metà novecento.
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