A cura di Federica Frezza
Titolo: Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve
Autore: Jonas Jonasson
Prezzo: 17.00€
Dati: 2012,446p.,brossura
Editore: Bompiani (collana Narratori Stranieri Bompiani)
A volte Amazon si diletta a stuzzicarmi con una mail.
Certo, mi manda mille mail promozionali al giorno, ben
conscia di quanto io trascorra le mie giornate spesso alla ricerca di una breve
distrazione libresca. Ma ce n'è una in particolare che aspetto con più
trepidazione delle altre. Arriva circa una volta al mese.
È una mail che seleziona i debutti più promettenti per i
miei gusti delle ultime settimane.
Ne mette almeno sei o sette, una raccolta di debutti in
pratica, e mi sfida a scegliere tra titoli accattivanti chi abbia più
potenziale di diventare, in futuro, uno dei miei grandi amori. È successo varie volte che mi lasciassi affascinare da una
prosa talentuosissima e sentissi il desiderio di vederla crescere, titolo dopo
titolo, affinandosi.
Ed è successo qualche settimana fa per Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di Jonas
Jonasson, fenomeno della letteratura svedese uscito, se le informazioni
sull'e-book sono corrette, quest'anno in lingua inglese su un manoscritto del
2009. La leggenda narra che dopo una carriera di successo nella televisione e
nel giornalismo il buon Jonas abbia deciso di cambiare vita, abbia scritto il
libro, venduto tutto ciò che possedeva e si sia trasferito sul lago di Ginevra.
La storia si diffonde con un tam tam di passa parola finché finalmente attira
l'attenzione di un agente letterario e da lì si passa in fretta al dilagare di
contratti internazionali che hanno portato il Centenario allo status di
best-seller di cui gode oggi (e se lo merita, secondo me).
Questa la leggenda sull'autore.
Ma passiamo ai fatti, cioè alla storia: la storia è quella di Allan Karlson, anziano signore la cui
salute di rifiuta di peggiorare. Si trova in una casa di riposo e purtroppo, il
due Maggio del 2005, Allan sta per compiere cento anni. Quello che rende la
data infausta non è tanto il traguardo raggiunto, quanto il fatto che da un
momento all'altro lo aspetti una festa di compleanno che lui non desidera, una
congerie di festeggiamenti cui, con ostinazione, si rifiuta di partecipare.
Tanto da scegliere, piuttosto, di infilarsi le ciabatte,
scavalcare la finestra fino a finire con i piedi nell'aiuola sottostante e via,
fuggire dove nessuno possa festeggiarlo.
La trama a questo punto si spalanca come l'orizzonte del
protagonista, non soltanto per via della variegata umanità che prende ad
inseguirlo, né esclusivamente grazie a quella che incontra sul suo cammino, ma
soprattutto grazie agli incredibili flashbacks che accompagnano la sua fuga. Questo perché, nonostante Allan abbia tentato tutta la vita
di evitare la politica, non ha ricevuto in cambio lo stesso trattamento, ma
anzi, si è trovato coinvolto in alcuni degli avvenimenti più cruciali del
secolo trascorso.
Quando la vita di Allan venga raccontata nel dettaglio la
comicità dei fatti e dei personaggi è da risate ad alta voce.
Il fascino invece è sussurrato.
È un uomo che chiede poco alla vita, un tetto, da mangiare e
da bere. Ma è un personaggio che si approfondisce e che ti conquista piano
piano, un grammo di più ogni volta che ne scopri un pezzetto nuovo, e ti viene
permesso di farlo quasi sempre in modo deliziosamente inaspettato.
Non pensare ad un libro interamente rose e fiori e
arcobaleni e orsacchiotti che ballano tenendosi per mano. Certo, non è mai
noioso, e le evoluzioni della trama sono spesso più simili ad una giostra che
ad una giuria, ma è un libro che sa essere spietato, freddo e che conosce la
morte. È una storia che a volte può rischiare di spingersi troppo in là
chiedendo al suo lettore un salto di fede, verso quello che potrebbe sembrare,
quando gli eventi siano troppo irreali, una farsa. Ma per me ha un dato positivo inestimabile: questo è un
libro che difende la vita e l'avventura.
E soprattutto è un libro che ti fa una domanda. Guardati
intorno: c'è per caso una finestra accanto a te da cui varrebbe la pena tu
fuggissi?
Perché, questo il libro ti dice, se così fosse, non farti
prendere dalla paura.
Il messaggio è lasciati
travolgere dalla vita, dalle sue impossibilità, dalle sue curve improbabili,
ricordati di lasciare la mente e il cuore aperti ad ogni nuovo incontro, ogni
nuova opportunità.
E un libro che sussurri questo, nelle orecchie del suo
protagonista centenario, mi riempie di speranza, di ottimismo e di vivacità,
facendomi venire una gran voglia di vedere posti nuovi.
Vieni anche tu?
Titolo: A study in Sherlock - Stories inspired by the Holmes Canon
Autori: AA.VV.
Prezzo: 8.99£
Dati: 2011,400p.,paperback
Editore: Titan Books Ltd
Lingua: Inglese
Se Amazon si diletta a tormentarmi e deliziarmi insieme con
le raccolte di esordienti, io mi diletto e mi tormento con deliziose raccolte
di racconti, è cosa nota.
È proprio per la sua natura, e certamente grazie al tema
centrale del discorso, che mi sono buttata su A study in Sherlock,
autori vari scelti a gestiti da Laurie R. King e Les
Klinger, titanici esperti del Canone.
Si tratta di sedici storie (sì, lo
ammetto, una è di Neil Gaiman. Il che ha avuto, che tu ci creda o meno, un
piccolissimo pressoché irrilevante peso nel processo decisionale) di qualità ed
acume altalenanti, come succede oserei dire quasi sempre con le raccolte
di autori vari, anche soltanto per gusto personale, a tema, genericamente
HOLMES. Non sono esattamente delle
pastiches, non sono nemmeno delle fan-fictions o dei nudi esercizi di stile;
piuttosto sono un complesso miscuglio di storie che si muovono all'interno del
canone senza per forza parlare di Sherlock Holmes e John Watson. Non imitano pedissequamente il
canone, ma potrebbero con lui conversare in toni adeguati al tempo ed alle
circostanze che lo videro nascere.
Dopo un'introduzione breve e gustosa su Sherlock Holmes come
archetipo, proposto e riproposto in mille varianti e fattezze diverse, la penna
passa di mano attraversando scambi di identità, i cari travestimenti di Holmes
stesso, cambi di tempo, metaforici personaggi che non smettono mai di
confrontarsi e di duellare in un'eternità protetta, al sicuro fuori dalle
epoche umane. Nuovi punti di vista su storie ben note, storie perdute e
ritrovate, storie che sembrano ripetersi e la Storia del mondo che si
intromette nelle storie di Holmes (non mi dilungherò nell'incensare quella di
Neil Gaiman, che ancora una volta dimostra l'agio con cui si muova tra Baker
Street ed apicultura).
È un libro traboccante di personaggi accattivanti anche al
di là di quelli leggendari, pieno di idee, situazioni interessanti e deliziose
illustrazioni, che a prima vista sembrano non avere molto a che fare con il
resto, ma che poi sanno dimostrarti come un archetipo sia, per natura,
universale ed applicabile ovunque, come una formula matematica.
Il linguaggio è gustoso, ben curato, i “costumi d'epoca” ben
disegnati se necessario e ben adattati se l'orologio sia spostato in avanti
aggiornando la storia a colpi di cellulari.
Ma ha due grandiosi difetti, secondo me.
Il primo – non c'è un'ombra di quel sottile ottimismo che
trovo abbia sempre percorso le avventure di Conan Doyle. Non una traccia
dell'umorismo delicato e sottinteso, nessun gusto per il buon cibo o un buon
bicchiere che in un attimo sapevano rischiarare le giornate più cupe.
Il secondo – ho una scarsa tolleranza per la competitività
dalla conoscenza. Non mi piace giocare a chi ne sa di più né guardare
qualcuno che in quel gioco si diverta.
Così a volte i continui rimandi con strizzatina d'occhio ai
testi sembrano più che altro un test attitudinale teso maggiormente a giudicare
l'attenzione didascalica del lettore piuttosto che ad intrattenerlo, o meglio a
trattenerlo a Baker Street ancora un po'.
In realtà c'è un terzo difetto. Un difetto terribile.
Questa raccolta è uscita nel 2011.
Qualsiasi rimando possa riuscire a fare, per quanto furbo,
la BBC l'aveva già fatto meglio.
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