1) Emma Watson è una dei
protagonisti
2) Sceneggiatura e regia
sono opera di Sofia Coppola.
Il secondo motivo è quello
per cui io ero così ansioso di vederlo, insieme alla luccicante ambientazione
californiana che fa tanto Beverly Hills,
90210 e la critica sociale che il trailer sbandierava abbondantemente.
Prima di andare al cinema
mi sono letto, però, qualche recensione e le mie aspettative sono state
notevolmente abbassate dalla pioggia di critiche distruttive che definiva questo
film noioso, superficiale e assolutamente evitabile.
Non credo di essere d’accordo,
almeno non totalmente, anche se devo ammettere che dal momento in cui sono
uscito dalla sala fino ad ora i miei dubbi riguardo quest’ultimo lavoro della
Coppola sono leggermente aumentati.
The
Bling Ring è la storia
di cinque ragazzi di Los Angeles a cui non manca fondamentalmente nulla:
bellezza, popolarità, bei vestiti, belle gambe, belle macchine, belle case,
tante feste. Anche Mark, ultimo arrivato della comitiva, per quanto
inizialmente sia solo lo sfigato appena trasferitosi in una nuova scuola, non
fa molta fatica ad ambientarsi ed entrare a far parte della comitiva. Il punto
cruciale della vicenda arriva quando questi cinque ragazzi sono colti da un
insano vizio: entrare nelle case delle star hollywoodiane e appropriarsi di
beni come vestiti, orologi, scarpe, borse… oh, e anche un quadro. La più
colpita durante l’intera vicenda risulta la ricca ereditiera Paris Hilton, ma la
banda non si fa scrupolo di saccheggiare anche le ville di altri volti noti
come Megan Fox, Orlando Bloom e Linsday Lohan.
Va detto, inoltre, che l’intera vicenda è ispirata ad una storia vera di
cui la regista newyorkese ha sentito parlare per la prima volta su un articolo
di Vanity Fair, “The Suspesct Wore Loubutins”.
La prima sequenza mi ha
subito colpito perché non ho potuto fare a meno di ricollegarla a certe ormai
celebri scene di Marie Antoniette,
film grazie al quale ho conosciuto la Coppola, che in quel caso riuscì a
mescolare gli eventi storici ad una visione della Corte francese molto Pop,
grazie anche ad una soundtrack costituita da brani rock, pop e punk degli anni
ottanta e dei giorni nostri (I want candy
vi dice qualcosa?). The Bling Ring,
invece, esordisce con un silenzio tombale e una telecamera alle spalle dei
protagonisti intenti in una della loro “incursioni notturne”, conferendo al
tutto l’adeguata dose di tensione che ci si aspetterebbe, per poi esplodere in
una colonna sonora noise pop (Crown on the ground – Sleigh Bells)
sparata a volume altissimo e perfettamente amalgamata ad uno scintillante
tripudio di colori, borse, vestiti e gioielli.
Dopo di ciò il film fa un
salto indietro nel tempo per raccontare la nascita di questa perversione giovanile,
alternando un susseguirsi degli eventi fluido e quasi documentaristico, a brevi
scene di interviste fatte ai protagonisti in seguito alla loro cattura. Emerge
subito la critica alla borghesia americana, con le sue villette a schiera, i
giardini curati e la perbenista quanto disfunzionale famiglia raccolta intorno
ad un tavolo per la cena. La fotografia, passata la scena della rapina, appare
spesso tendente ad un bianco quasi surreale, come se si volesse rendere visiva la
patina dorata che avvolge la vita di questi ragazzi americani, la loro eleganza
e prestanza fisica vengono ampiamente sfoggiate in scene che sembrano essere
uscite da una puntata di Gossip Girl
ma che sono in agghiacciante contrasto con il vuoto interiore dei personaggi.
A questo proposito,
proprio la mancanza di spessore psicologico è stata uno degli aspetti più
criticati della pellicola. Mi sembra ovvio che si tratti di una scelta fatta apposta
er rendere tangibile il vuoto interiore e la superficialità dei personaggi, è
una scelta che può piacere o non piacere, ma è evidente quanto riesca a
lasciare perplesso lo spettatore dinanzi a queste macchiette prive di valori.
Mi è piaciuto anche il discreto soffermarsi della Coppola su una moda giovanile
particolarmente in voga di questi tempi: scattare foto sempre uguali da postare
immediatamente su Facebook. Un’abitudine che sta pian piano entrando nel
quotidiano di tutti noi, ma che, visto da una diversa prospettiva, appare come
un tic,
un modo per sentirsi al centro dell’attenzione, per dimostrare, più a noi
stessi che agli altri, che contiamo qualcosa. Sempre a questo proposito, ho
apprezzato molto l’idea di inserire tra una scena e l’altra gli aggiornamenti
delle pagine Facebook dei protagonisti, un buon modo per rendere l’idea di
quell’istinto maniacale di condividere tutto con tutti.
Un discorso a parte
merita, a mio parere, il personaggio di Mark, che è l’unico a giustificare le
rapine con una motivazione più profonda. Se le sue amiche, infatti, lo fanno
solo per acquistare attenzione e notorietà, per Mark, giovane ragazzo gay non
dichiarato, è una sorta di riscatto, un modo per sentirsi, come dice egli
stesso, bello, accettato.
Come ho già accennato, The Bling Ring ha un approccio molto documentaristico
e distaccato rispetto alle vicende narrate, la critica c’è ed emerge da alcune
battute dei personaggi (ad esempio lo stesso Mark dice alla giornalista “Io trovo strano che tante persone mi adorino
per un gesto disprezzato dalla società, ma questo dimostra che l'America ha un
fascino perverso per 'Bonny & Clide' e storie così”) ma non è mai
troppo sottolineata. E questo costituisce uno dei miei principali dubbi sul
film: non sarà che con tutto il glamour di cui è infarcito, The Bling Ring rischi di perdere il suo
valore di denuncia sociale? I ragazzini che vanno a vedere il film, coglieranno
la critica alla crisi di valori oppure finiranno per idolatrare il coraggio di
questi cinque ragazzi americani? Pessimisticamente, opto più per quest’ultima
possibilità, specialmente dopo aver visto, all’uscita dalla sala, un gruppetto
di ragazze che camminava imitando i protagonisti del film e facendo battutine
della serie “Derubiamo questo negozio?”.
O magari sono io che ho
poco senso dell’umorismo.
Un altro elemento che mi
ha fatto storcere il naso è, invece, sul piano della regia. Talvolta mi è
sembrato che si cercasse di accentuare il tono autoriale della pellicola con
scene e movimenti di camera che non hanno alcun senso, se non quello di allungare la durata del film
di qualche minuto.
Inizialmente anche il modo
in cui avvengono le rapine mi ha lasciato perplesso: possibile che i VIP più
celebri di Los Angeles non spendessero un po’ del loro denaro per un sistema
antifurto? A quanto pare sì, ed è stato la stessa Coppola a confermarlo dicendo
che “ in generale chi vive a Los
Angeles si sente sicuro e protetto dal quartiere in cui vive, non avere sistemi
di allarme fa parte di un atteggiamento rilassato e cool che, per esempio, a
New York non esiste”. Assurdo ma vero.
Più ci si avvicina alla
fine, più i comportamenti dei ragazzi si fanno agghiaccianti, specialmente nel
momento dell’arresto. Fino alla fine sembra non esserci alcun pentimento, ciò
che conta è far parlare di sé, continuare a fomentare la polemica così da essere
sotto i riflettori ancora per un po’. Alla fine della fiera si ha l’impressione
che, sotto sotto, loro volessero essere scoperti. La galera non è una macchia
sulla fedina penale, bensì il coronamento di quel sogno che i ragazzi portano
avanti per tutta la durata del film: vivere la vita dei loro idoli di
riferimento – non a caso Linsday Lohan e Paris Hilton sono le più nominate
- in un vortice di soldi, party,
cocaina, azioni dissolute, paparazzi, interviste e look esclusivi.
Non mi è piaciuto per niente. Lo ritengo sopravvalutatissimo!
RispondiEliminaIo invece l'ho trovato un esperimento niente male. Poi, sì, i difetti ci sono e li ho anche elencati, però, tutto sommato, l'ho trovato davvero carino.
EliminaSofia Coppola ha avuto il merito di non scadere nel moralismo più scontato e banale, mantenendo un occhio neutrale mai colpevolizzante.
RispondiEliminaA parer mio è stata tralasciata la dicotomia che intercorre tra la figura di Parih Hilton e l'immagine che dà di sè. Chi è quella scema che lascia le chiavi sotto lo zerbino di casa?
Sì, anche io ho apprezzato lo sguardo distaccato della Coppola perchè lascia allo spettatore il gusto di riflettere e cercare la causa dell'atteggiamento di questi ragazzi.
EliminaA quanto pare Paris Hilton, dopo l'accaduto, non lascia più le chiavi sotto lo zerbino! :D