A cura di Federica Frezza
Le storie di Neil Gaiman hanno sempre un
elemento in comune: superare i limiti.
Limiti tra vita e morte, realtà e sogno,
maschio e femmina, umani e divinità.
La forma che queste storie assumono però si
rifiuta di essere confinata ad un genere o una categoria (fumetto, libro
illustrato, poesia, novella, romanzo).
Ho scoperto Neil Gaiman un pomeriggio dei miei
quattordici anni. Ero malata. Un amico arrivò a casa mia con assortiti
generi di conforto, tra cui The High Cost Of Living.
Ancora non conoscevo Sandman, l'opera a
fumetti tramite la quale Neil Gaiman ha raggiunto la fama nell'arco degli anni
'90, ma fu amore a prima vista.
Sandman è un fumetto, ormai (felicemente)
concluso che si espande su 10 volumi rilegati (75 spillati) e numerosi
spin-off, grazie alla struttura immensa della storia che racconta: il mondo è non tanto governato, quanto
sovrastato ed occasionalmente visitato dagli Endless, esseri che non sono
esattamente divinità, non proprio concetti, non creature soprannaturali. Sono
qualcosa che attraversa tutte queste definizioni e chissà quante altre; insieme
i sette Endless compongono una bizzarra famiglia disfunzionale.
Il fratello più grande è Destiny, che a volte
vaga nell'immenso giardino che circonda la sua dimora. Il giardino ha una
caratteristica principale: quando guardi di fronte a te ci sono mille sentieri,
alle tue spalle soltanto uno. Destiny è ammanettato ad un enorme tomo, che
consulta raramente.
Poi c'è Death (protagonista di High cost of
living, tra l'altro), colei che, ironicamente, è capace di sollevare gli animi
di tutti, umani o Endless che siano.
Dream, il signore dei sogni, Sandman,
Morfeo.
Destruction, che completando la propria natura
ha abbandonato persino il proprio regno.
I gemelli, Desire e Despair.
Ed infine la piccola Delight, che prima
dell'inizio dello story-arc di Sandman impazzisce e diventa Delirium.
Gli Endless fondamentalmente vivono ciascuno
nel proprio regno, ma neanche loro sono mai stati particolarmente attenti a
rispettare i confini: possono mettersi in contatto tra di loro attraverso la Gallery
(mi è sempre piaciuto pensare che The Gallery dei Muse ne sia la
perfetta colonna sonora), che contiene i simboli degli altri fratelli, visitano
occasionalmente il mondo degli uomini ed oltre ad occuparsi della propria sfera
di influenza definiscono anche i loro opposti: Death termina le esistenze, ma
sa anche iniziarle. Destruction ama i passatempi creativi, Dream può
influenzare la realtà.
Il fatto che Sandman sia sempre stato
disegnato da tante matite diverse ha aiutato molto, io credo, questa visione
temporanea dei personaggi, come per un diamante multisfaccettato, di cui sia
visibile una sola angolazione per volta.
Quando Sandman è finito non lo nascondo, è
stato uno shock. Non perchè non me lo aspettassi, era notizia diffusa, ma la
certezza di vedere un così ampio universo chiudersi fu doloroso.
C'è una famosa frase di Death - forse la
preferita dai più - che dice “Quando il primo essere vivente fu creato, io
c'ero, in attesa. Quando l'ultimo essere vivente morirà il mio incarico sarà
giunto al termine. Metterò le sedie sui tavoli, spegnerò le luci e chiuderò a
chiave la porta dell'Universo prima di andarmene.”
È una frase che, se ci pensi, ha un che di
rassicurante.
Qualcosa che perdura, quando le luci
dell'Universo si siano spente.
È questo eccezionale senso di ETERNO, di endless,
che Sandman è riuscito a creare, il che rende anche la sua storia infinita per
i suoi lettori. È davvero una storia che non ti lascia mai e non solo perché
rileggerla regala sempre sorprese, ma perché è stata capace di infiltrarsi
nelle piccole pieghe del quotidiano dove spesso ti capita di ritrovarla, lungo
la vita di ogni giorno.
Dopo Sandman tutto è stato diverso. Non solo
per me, ma specialmente per Neil Gaiman.
Era già stato poliedrico prima, prima della
fama, prima di Morfeo, prima delle Parche, (prima e durante, ad onor del vero)
e giustamente è tornato ad esserlo dopo.
Intorno a lui si era andato creando uno
squadrone di personalità eccellenti, non solo colleghi scribacchini, ma artisti
di ogni sorta (si arriva anche a Miyazaki, Charlie Vess, Craig Russell, fra
tutti il grande amico Dave McKean, illustratore, fotografo e genio, autore di
tutte le copertine di Sandman), che hanno reso possibili molte delle avventure
a seguire: Stardust, uno dei casi di “non giudicare un libro dal suo film”,
Neverwhere, Mirrormask, American Gods.
È con questo titanico romanzo che a mio parere
Neil Gaiman ha fatto il passo successivo, dimostrando di essere in grado di
placcare e dare forma nuova a qualunque genere di mitologia.
Credo che nemmeno Neil in persona sia molto
bravo a mantenerne una stabile, di forma.
L'unico elemento che gli ho visto mantenere
costante negli anni è il colore del suo guardaroba, tutto il resto è fluido,
vivace, traboccante di nuove visioni.
Ho incontrato Neil Gaiman tre volte.
La prima, ad un Lucca Comics, credo nel 1997.
All'epoca non avevo idea di come fosse fatto Neil Gaiman, perché tutte le foto
che avevo visto erano quelle in terza di copertina ai volumi, spesso modificate
e scarabocchiate da McKean. Ma era impossibile non capire che fosse lui, a
passeggio nell'area mensa della fiera (all'epoca non era sparpagliata per la
città, come la preferisco oggi). Ho una foto con lui, un disegnino nel volume
Le Eumenidi fatto in uniposca dorato e un ciondolo che gli piacque e volle
tenere in mano. No, nonostante la tentazione sia forte non è in una teca in
vuoto pneumatico.
La seconda, alla presentazione a Bologna di
Coraline. In quell'occasione successero due cose che non dimenticherò mai:
qualcuno gli chiese “Qual è il consiglio più importante che daresti ad un
aspirante scrittore?” e lui rispose “Finisci qualcosa”. Se fossi il tipo da
tatuaggio mi tatuerei questo, in grandi caratteri gotici sul costato. La
seconda, mi feci autografare da lui Don't Panic, la guida alla Guida Galattica
scritta da lui nel 1988. Con una stilografica caricata ad inchiostro color
seppia cancellò il don't e aggiunse now dopo panic. Lo
guardavo scrivere e pensavo “Questo è Neil Gaiman che ti dice panic now,
addio sanità mentale”.
La terza volta che l'ho incontrato era qui a
Londra qualche mese fa, in occasione di una mostra di Amanda Palmer a.k.a. Mrs
Gaiman e la session che abbiamo registrato con lei per Gin In Teacups.
Neil era sempre lo stesso, ma non proprio.
Sempre vestito di nero, ma con qualcosa di diverso.
Non so se sia merito/colpa del fatto che Mr
Gaiman per me è come Zeus, Odino, L'origineDiTutteLeCose, ma quando ho la
fortuna di incontrarlo c'è sempre un'aura di epifania in quello che dice.
Il suo guscio esteriore cambia
impercettibilmente, come se fosse soltanto un'idea che mantiene una forma solo
marginalmente, mentre sotto un fiume in piena di creatività rimodella la
materia senza sosta. Non voglio far caso al fatto che probabilmente è soltanto
il risultato di un uomo che invecchia. Neil Gaiman per me non è un uomo, è un
portale.
Neil Gaiman ha evocato personaggi, luoghi,
idee e storie che per me esistono più di tanti elementi sensibili della
mia esistenza.
Questa è la ragione per cui Neil Gaiman uomo
non mi interessa. Per cui a volte vorrei che condividesse meno della sua vita
di tutti i giorni su Tumblr. Per cui non voglio leggere le risposte, a volte un
po' piccate, alle domande dei fans che inevitabilmente si ripetono da
vent'anni.
Quindi cos'è Neil Gaiman per me?
È un miraggio, è un'apparizione, un ideale.
È quell'orizzonte che si allontana di un passo
ogni volta che tu fai un passo, di due passi ogni volta che ne fai due.
non ho mai avuto nè il piacere di leggere un'opera di Gaiman, sebbene la voglia sia tanta, nè l'occasione di vederlo dal vivo ..ma capisco cosa intendi quando dici che ogni volta per te attorno a lui c'è qualcosa di misterioso e fantastico: mi capita con la Stiefvater.
RispondiEliminasicuramente leggerò Sandman un giorno o l'altro, grazie per queste pillole e per il consiglio:)
Ti faccio le mie condoglianze per Sandman: l'ultima ristampa italiana è bellissima ma costosissima. E in giro si trova solo quella.
EliminaSono estremamente invidiosa, incontrare Gaiman è un po' uno dei miei sogni. Anche se probabilmente finirei a tartagliargli cavolatissime. Una parte di me è convinta di essere stata partorita dalla sua penna, il che non è sano... tra l'altro intendo tatuarmi un bottone per Coraline e forse qualcosa per Delirio.
RispondiEliminaIo Gaiman lo adoro. Le sue storie, la sua voce, i suoi personaggi. E' il creatore del mondo in cui voglio entrare.
Dannato geniaccio.
Mi state facendo venir voglia di rapinare una banca e comprare tutti i volumi di Sandman in un colpo solo.
EliminaA dire la verità io sono convinto di essere uscito dalla mente di Tim Burton, ma devo dire che Gaiman sarebbe una valida alternativa.
PS: ricevere un commento da LaLeggivendola è sempre un onore! :)
Perché Sandman è un capolavoro assoluto. Idem per buona parte della bibligrafia Gaimaniana... e credo che Gaiman e Burton siano stati partoriti dalle stesse fantasiose viscere infernali ò_ò
Elimina(Non mi si dica così, ci tengo al mio status di blogger cialtrona T^T)
Non sono riuscita a leggere Sandman. La storia mi affascinava, ma la “lungaggine” mi dissuase dal continuare a comprarlo e vendetti i due volumi che avevo (sì, potete insultarmi…ma in cambio presi un Nausicaa della Valle del Vento, mi pare).
RispondiEliminaHo le altre sue creature e sullo scaffale dell’estate ho uno “Stardust” che olezza ancora di ristampa.
Strepitoso.
Bè, dai, per Nausicaa ti perdoniamo.
EliminaAnch'io devo ancora leggere Stardust, ho visto solo il film.
Per chi vuole recuperare Sandman senza spendere un patrimonio per la ristampa italiana della Lion, suggerisco i volumi in lingua originale (ordinabili anche su amazon italia). E' un inglese abbastanza accessibile :)
RispondiEliminaSì, ci stavo giusto pensando anch'io.
EliminaDel resto ho appena visto uno splendido box set con tutti i dieci volumi.
EliminaLoved readding this thanks
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