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venerdì 18 luglio 2014

Amazon come Spotify: idea geniale o bomba atomica sull'editoria tradizionale?

Jeff Bezos, fondatore e CEO del celeberrimo Amazon sembra ormai pronto a lanciare  nel mondo dell'editoria statunitense l'ultima grande trovata del colosso americano dei libri: Kindle Unlimited
Conoscete Spotify? Ecco, la storia è un po' la stessa. Il consumatore avrà a disposizione un vastissimo catalogo di e-book in streaming (in pratica una biblioteca digitale dalla portata iniziale di 600.000 titoli), a cui potrà accedere tramite il pagamento di 9.99$ al mese. Un'occasione straordinaria per il lettore che potrà avere a disposizione un mare di libri per un prezzo irrisorio. Scommetto che anche i lettori più "materialisti" sarebbero disposti a lasciar passare la mancanza di una copia da poter definire propria. 
L'idea non è nuova: non solo Netflix offre lo stesso servizio in America con le serieTV (e si prepara ora a sbarcare oltreoceano), ma esistono già servizi quali Scribd e Oyster che fanno più o meno la stessa con i libri. Però Amazon è Amazon e ogni cosa che la multinazionale di Bezos sembra lanciare diventa automaticamente una miniera d'oro. Pensiamo al mondo degli e-reader e degli e-book che andava avanti sonnecchiando prima dell'arrivo del rivoluzionario Kindle. Da allora in poi la competitività sul mercato è nettamente aumentata e sia aziende di elettronica che case editrici sono state costrette a stare al passo coi tempi. 
Stessa cosa potrebbe accadere con questo nuovo servizio. Amazon ha già una forte influenza sul mercato del libro, il che lo aiuterà di certo ad avere una buona schiera di editori ad aderire a questo nuovo progetto e ad ampliare sempre più la sua offerta. 
C'è però una domanda fondamentale: tutto questo è un bene? Parliamoci chiaro, l'idea è sicuramente brillante sotto molti punti di vista specialmente in rapporto al consumatore. Si tratta pur sempre di 600.000 libri ad un costo mensile forfettario, in America con 9.99$ arrivi a comprare la versione e-book di tre ultime uscite, in Italia con 9.99€ un solo e-book e deve pure andarti bene. Un simile servizio farebbe gola a tutti i lettori e potrebbe anche crearne di nuovi specialmente tra i giovani, attirati magari dalla digitalizzazione del tutto. Inoltre viviamo in un periodo in cui il libro non è più visto come un prodotto di cultura sul quale vale la pena investire del denaro, bensì come un qualsiasi prodotto commerciale sottoposto alla regola del "meno costa meglio è". In tutto questo ciò che mi preoccupa non è dunque il lodevole servizio
quanto la multinazionale che lo offre. Amazon è entrato nell'ecosistema del mondo editoriale con la delicatezza di un elefante e questo spesso, oltre a sconvolgimenti positivi come quelli già detti, ha portato anche una serie di effetti negativi. Di molti vi avevamo già parlato in questo articolo, ma particolare attenzione meriterebbe l'ultima controversia con la casa editrice Hachette, contro la quale il colosso americano ha effettuato una vera e propria campagna di ostruzionismo in seguito a delle controversie contrattuali circa un abbassamento di prezzi che intendeva porre sugli e-book dell'editore
Il caso ha fatto parlare praticamente chiunque ed è dunque inutile ripeterne le dinamiche (nel caso vogliate approfondire vi rimando a questo articolo di Pagina99), quel che conta è ciò che è sorto dalla questione: l'azienda di Bezos ha acquisito negli anni un potere di mercato enorme che, grazie proprio ai suoi servizi in espansione, si prospetta in continua crescita e questo gli permette ormai di soverchiare le case editrici stesse, che in confronto appaiono piccole comunità in equilibrio precario. 
Tornando dunque all'argomento dell'articolo: Kindle Unlimited sembra aderire perfettamente alla linea Amazon del "noi pensiamo prima al lettore" ma cerchiamo di essere sinceri: Bezos è un imprenditore non un'ente di beneficenza ed è logico che per questo motivo il suo scopo, come quello di tutta la sua macchina aziendale, sia il puro e semplice guadagno, alle volte anche a scapito dell'etica lavorativa (dobbiamo ricordare l'inchiesta circa lo sfruttamento operaio in Germania?). Questa non vuole essere una filippica anti-capitalista contro Amazon, si sta solo cercando di analizzare una realtà di fatto: mentre Spotify nasceva come un servizio indipendente e deve la sua fama esclusivamente a tale servizio, Kindle Unlimited sarebbe la ciliegina sulla torta di una realtà che ha già mostrato varie volte il suo crescente peso sull'intero mondo editoriale. Quando si parla di Amazon non si parla più solo dello store digitale più amato, si parla del marchio di e-reader più venduti al mondo,  si parla del formato e-book più utilizzato, si parla ormai dell'editore (o auto-editore, per essere corretti) a cui una larga fetta di aspiranti scrittori si rivolge. Tutto questo è stato possibile grazie ad una serie di indubbi vantaggi offerti al consumatore ma con un rovescio della medaglia che si può constatare nella suddetta diatriba con Hachette. Kindle Unlimited sarebbe sicuramente un vantaggio per il lettore, ma sarebbe lo stesso anche per editori e scrittori? Confidiamo che Amazon riesca a trovare accordi contrattuali equi per tutte le parti in gioco, resta però il fatto che un servizio simile andrebbe inevitabilmente ad ingrossare la forza della multinazionale statunitense. Siamo sicuri di volerci muovere in questa direzione, di voler affidare a questa grande e onnivora azienda tutta questa potenza? Il rischio è che il prossimo braccio di ferro tra Amazon e l'editoria tradizionale si concluda disastrosamente per la più debole delle due parti in gioco. Lo stesso Spotify continua inoltre a ricevere critiche circa il guadagno infinitesimale di case discografiche e artisti indipendenti: cosa ci dice che lo stesso non accadrà per case editrici e autori inglobati da Kindle Unlimited?
Il quadro catastrofico potrebbe essere questo: da una parte  un sistema che si arricchisce e tra vigore dal lavoro dell'editoria tradizionale, dall'altra quest'ultima che ci va sempre più a perdere non solo in termini di profitto ma anche di terreno sul mercato del libro. 
Ancora una vota: conviene davvero?